Credit: Stefano Bazzano

E’ di nuovo venerdì e seguendo la traiettoria del volo di un moscone – dal ronzio più emozionante di tante cose sentite ultimamente – ho percepito l’esigenza, da parte dell’Universo, di sapere (anche) la mia sulle ultime pubblicazioni musicali del Belpaese; è per questo che, signore e signori, ho deciso di comunicare urbi et orbi il mio bollettino del giorno sulle nuove uscite del pop italiano. Sì, quel tragico, ribollente pentolone traboccante degli sguardi impietosi di chi dice che la musica nostrana fa schifo, di chi “parti Afterhours, finisci XFactor“, di “Iosonouncane meno male che esisti“, di “Niccolò Contessa ma quando ritorni“, di Vans, libri citati mai letti e film repostati mai visti che ogni venerdì rinfoltisce la sua schiera di capipopolo di cuori infranti con una nuova kermesse di offerte per tutti i gusti e i disgusti. Ecco, di questo calderone faccio parte come il sedano del soffritto, quindi non prendete come un j’accuse quello che avete letto finora: è solo un mea culpa consapevole ed autoironico – ridiamoci su! che una risata ci seppellirà , per fortuna, prima o poi – a preparare lo sfortunato lettore alla breve somma di vaneggi e presuntosi giudizi che darò qui di seguito, quando vi parlerò delle mie tre uscite preferite del weekend, e della mia delusione di questo venerdì. Sperando di non infastidire nessuno, o forse sì.

BAUSTELLE, Milano è la metafora dell’amore

Passa il tempo, cambiano le stagioni e le mode ma alcune, sacrosante, certezze rimangono inalterate guidando la ricerca di chiunque sia ancora assetato di “verità”: tra queste, pochissime, sicurezze, i Beatles, la malizia di Milano e i Baustelle. Non sarà forse questo (prossimo venturo) il miglior disco della Bianconi’s Family, ma è anche vero che già così si presta all’ascolto come balsamo per i condotti uditivi, intasati da fin troppo disgusto musicale. 

LUCIO CORSI, Astronave Giradisco/La bocca della verità

Il menestrello più ganzo della contemporaneità (forse, in realtà, l’unico) torna con un doppio singolo che pare davvero il punto d’incontro tra le direzioni (coincidenti) delle ricerche musicali dei suoi precedenti due dischi: c’è la dimensione favolistica un po’ “a la Rodari” che racconta fiabe per bimbi grandi/grandi bimbi, c’è il rock’n’roll in salsa “seventies” che nell’ultimo album di Lucio l’aveva fatta da padrone, c’è la presa di coscienza di uno che ama giocare e farlo sul serio. Due brani che fanno godere e riflettere, in pieno stile Corsi. 

CHIELLO, Milano dannata

Dalla Milano dei Baustelle a quella di chiello, nella trasposizione generazionale di una città che mostra sfaccettature diverse a seconda degli occhi di chi la guarda: il confronto, anche a livello musicale, sta in piedi e mostra come esistano approcci che non invecchiano mai (leggi Baustelle) e novità musicali alle quali va dato il tempo di crescere (leggi Chiello). 

DRAST, Tutta la vita

Basta poco, oggi, per distinguere lana e seta (se di seta se ne può ancora trovare, oggi, sulla piazza discografica): dieci secondi di ascolto, per distinguere un sound che magari riesce ad incollartisi addosso meglio dell’insipidissimo olio mainstream che scivola via senza lasciare traccia; Drast scrive e canta e pensa la musica come i suoi colleghi della scienza Gen Z/X, ma il sound è quello di chi cerca cose diverse.

TROPEA, Proprio tu

Che tiro, il nuovo singolo dei Tropea! La canzone è un bel mix tra rock’n’roll, canzone battistiana e brit rock inizio duemila, con quel sound a cavallo tra Oasis, Blur e Verve. Un’ottima conferma sulla qualità del percorso della band. 

GIUSE THE LIZIA, Lato A Lato B

C’è in Italia una certa nascente fissaizione dell’underground nazionale per Giuse, che in effetti merita un’attenzione particolare per estetica e capacità di scrittura: melpot riuscito tra hip hop, it pop e un urban elegante, a suo modo molto “italiano” (ma nel senso buono della ricerca poetica) e capace di tagliare trasversalmente un pubblico che forse finalmente sta cominciando ad alzare le proprie pretese d’ascolto. 

GREGORIO SANCHEZ, Aliante

Un pianoforte a muro guida il volo di “Aliante”, il singolo giusto per affrontare in volata il weekend accompagnati da un sound che monta con calma ma inesorabilmente, ricordando (come a Gregorio piace fare) il nume di Lucio Dalla che si mescola a sonorità da suite a la Paolo Conte.

LE CANZONI GIUSTE, Boom Boom Boomer

Solita irriverenza condita della giusta dose di ironia per Le Canzoni Giuste, che regalano alla comunità boomer nazionale una nuova gatta da pelare e una nuova infinita riserva di tritolo: c’è un’esplosività caparezziana che compiace i music-nerd come me, e finisce anche con il piacere grazie al sostegno di una scrittura sensata e divertente. 

FLAME PARADE, One Of These Days I’ll Steal Your Heart

Che ritorno morbido, soffice e avvolgente quello dei Flame Parade, che a colpi di detuner e buongusto intelaiano un brano ricercato e allo stesso tempo immediatamente emozionante; mi piace, e credo che non perderò più d’occhio la band. 

MAURA, Terra Bruciata

Oh yes, parte il nuovo singolo di Maura e a me viene in mente Bowie: poi la voce attacca, e tu ti ritrovi sballottato nel mondo intimo e delicato di una penna sensibile, che riesce a trovare un giusto vestito musicale ad una scrittura sincera, vera e autentica. 

ONEIROI, Tienimi con te

Atmosfere sospese che si elevano grazie ad una forma canzone particolare, resa speciale da incastri vocali dalla giusta timbrica: c’è qualcosa che rimanda all’epic metal, e pur rimanendo nell’alveo del pop la band mostra una certa attitudine alla contaminazione fra linguaggi. Buon ritorno. 

MWRK, Nessuno mai

Bel tiro per MWRK, voce giusta per una penna che costruisce sulle macerie e ce la fa con discreta disinvoltura: la scrittura si fa notare aiutata da una produzione che, certo, non spicca per “identità” ma poco importa se le parole sono comunque ben scelte, e ben congegnate a livello immaginifico. Anche l’upbeat convince sulle doti tecniche dell’artista. 

ANTON SCONOSCIUTO, What’s your name

Sono fortemente che Anton non meriti affatto di rimanere “Sconosciuto” e quindi decidiamoci tutti insieme a dare una mano alla musica che vale, e basta poco per farlo: cercarla, trovarla, ascoltarla, condividerla. Anton è uno che vale, scrive bene e tira fuori dal cilindro produzioni autentiche che non ricercano il sensazionalismo ma piuttosto il fascino compassato delle cose naturali, vere, sincere. Attitudine, la sua, che oggi potrebbe essere letta come rivoluzionaria, nel mondo di plastica in cui siamo costretti a far sopravvivere le nostre orecchie (e il nostro olfatto: chi vuol intendere, intenda). 

IL RE TARANTOLA, DUTCH NAZARI, Colesterolo

Ero un po’ preoccupato dall’accoppiata più inedita proposta da questo venerdì, e alla fine la mia preoccupazione si è sciolta in un’arrembante slancio a metà tra il cinico e il divertito (che si ride sempre per non piangere) per una canzone che diverte. Musicalmente forse non è il massimo, ma il tiro c’è e la simpatia (amara) pure. 

SARA JONES, Riopan

Non conoscevo l’artista prodotta da Spaghetti Unplugged, e sono stato colpito dallo slancio niente male della giovanissima cantautrice: l’immagine del “cuore col reflusso” è l’epicentro di una metafora lunga una canzone che resta in fragile equilibrio tra abissi pericolosi, con la leggerezza di una farfalla. Vediamo cosa ci riserverà il futuro.

AMNESIA, Andare (Perdonami)

Non mi dispiace affatto il mood compassato e un po’ misterioso di “Andare”, il nuovo singolo di Amnesia, cantautrice che riesce a creare intorno alla propria voce un mondo dai colori scuri ma capace di aprirsi con la giusta luce grazie ad una combinazione saggia ed efficace di elettronica e buona scrittura. 

RENTAL0012, La vita in una sera (album)

Bel progetto, quello dei Rental0012, collettivo di Trieste dall’anagrafica ridottissima (sono giovanissimi, e che bene che fa al cuore saperlo!) che mette insieme sei canzoni capaci di oscillare tra mondi musicali diversi, ricalcando la via europea di una città da sempre sospesa tra universi distanti che in Trieste trovano il proprio luogo d’incontro prediletto. C’è una ricerca estetica ed etica, nella realizzazione dell’EP, che fa davvero ben sperare sul futuro, perché la qualità è quella che potrebbe, presto, dare brividi ancor più forti: hanno forse bisogno di una guida musicale capace di capitalizzare le idee davvero interessanti che i Rental, senza dubbio, hanno.

WEEKEND CIGARETTES, The Chosen One (album)

I Weekend Cigarettes avevano promesso tempesta con i loro precedenti singoli, e alla fine ci hanno dato bufera: “The Chosen One” è un disco da far saltare le coronarie a colpi di distorsori giusti e tanto sano rock’n’roll, con una certa propensione a sfociare in toni duri che pur non nega lo slancio “pop” del tutto. Un buon melpot che diverte e convince. 

DESTE, Come mi vuoi

Una ballata malinconica e soffice che si adagia come neve sull’ascoltatore sin da primo ascolto: una chitarra solitaria che accompagna la leggerezza di una voce che prova ad andare altrove, e sembra riuscirci ad un certo punto. Tutto ben dosato, con il giusto mix ad enfatizzare la costante tensione del tutto verso qualcosa che sembra nascondersi dietro lo sguardo. 

FIAT131, Iceberg

Niente di nuovo nel singolo di ritorno di FIAT131, ma c’è da dire che la timbrica e le idee il ragazzo ce le ha eccome e il brano si lascia piacevolmente ascoltare: proprio per questo mi sento di dire che dal futuro ci dobbiamo aspettare qualcosa di più, per far sì che un profilo così interessante non rimanga incastrato in una dimensione che ammicca forse un po’ troppo all’itpop di qualche anno fa. 

FIDO, Errore

C’era la mano di Cremonini ad appoggiarsi sulla testa e sulle mani di Fido mentre scriveva la sua “Errore”, canzone che in effetti avrebbe potuto star benissimo anche sulla punta della lingua di Cesare ma che non sfigura di certa cantata dal suo autore; purtroppo, diventa difficile non cadere nel tranello dello scambio quando voci e scritture si assomigliano così tanto. Ma il brano, di per sé, è valido eccome. 

ASCARI, GIANLUCA DE RUBERTIS, Me ne vado al mare

L’accoppiata non è mica male, e il sound altrettanto: c’è qualcosa che ricorda i Matia Bazar più ispirati, con l’aggiunta di una scrittura che colpisce per idee ed immagini quasi baustelliane. L’apporto di De Rubertis, infine, impreziosisce con una nota lirica in più.

UVA, Supermario

Mi piace il nuovo singolo di Uva, che punta tutto sul groove di una produzione e di una scrittura che rotola con efficacia sin da primo ascolto: una canzone d’amore “mono” che risuona di echi mainstream senza però stuccare l’ascoltatore. 

CRIMI, Notti Ruffiane

Che roba, che sound per Crimi: “Notti Riffiane” è un inno dionisiaco che fonde tradizione e futuro in un passo doppio che parte dalla Sicilia e s’invola verso oltreoceano passando dall’Africa e dalla Francia, in una traiettoria indecifrabile di suoni, colori e odori che rendono il singolo del cantautore una sinestesia riuscita. Bellissimo!

PIER CORTESE, Sottopelle (EP)

Una scrittura delicata, che già i singoli avevano fatto intuire, che guarda alla canzone d’autore nazionale (Battisti e Dalla su tutti, ma ci sono echi anche più “recenti” che fanno bene alla freschezza del tutto) con un approccio di sound squisitamente minimale e acustico utile a riportare i piedi per terra, ancorandoci a qualcosa di concreto, di organico, in mezzo a tutte queste “nuvole” musicali di aristofaniana memoria.