Non pago di essere già stato Javier Pena di “Narcos” e il mandaloriano, in “The Last Of Us”, adattamento HBO del celebre videogioco di Naughty Dog, Pedro Pascal è Joel, arcigno contrabbandiere dal cuore d’oro che porta a spasso per un’America post-apocalittica la piccola Ellie, apparentemente immune al terribile fungo che ha zombificato mezzo pianeta e dunque unica speranza di un’umanità che forse non merita di essere salvata.
Messinscena grandiosa e fedele al videogioco, tensione drammatica costante e grandi prove attoriali sono i pilastri di una serie forse non eccezionale come scritto a destra e a manca ma sicuramente coesa, formalmente perfetta e godibile.
A parte qualche scelta narrativa efficace, come gli scioccanti flashback e flashforward dei primi episodi, ho trovato in fatti l’andamento della trama un po’ troppo lineare, oltre ad aspettarmi decisamente un po’ di azione e di sangue in più. Quando però quest’ultimo arriva ce lo si gode alla grandissima (l’episodio dei cannibali).
Menzione d’onore per un terzo episodio di un’ora e mezza che è già storia, una decina di minuti in più e se ne faceva un film da Oscar. Una storia d’amore queer, ma dai valori assoluti, che ti fa piangere non una ma tre volte, recitata da Murray Bartlett e Nick Offerman con una passione ed una delicatezza da far studiare a scuola di recitazione. Praticamente, complice anche la colonna sonora acustica di Gustavo Santolaolla, un “Brokeback Mountain” post-apocalittico.
Cerca di fargli il pari in termini di queerness e commozione anche l’episodio 7, ma la comunque brava Ramsey non ha la statura e la misura per eguagliare il lavoro dei due titani di cui sopra.