La California di Brix Smith è molto grintosa e non necessariamente glamour, almeno quella che emerge nei dieci brani di “Valley Of The Dolls” – titolo che fa venire in mente riferimenti diversi come l’album dei Generation X e il libro di Jacqueline Susann – prodotti da Martin ‘Youth’ Glover ex bassista dei Killing Joke e collaboratore di The Verve e Jesus & Mary Chain.
Affiancata da una band di gran livello – Deb Googe, bassista dei My Bloody Valentine, Jean Marco, Vas Antoniadou e Ros Cairney del duo deux furieuses – la chitarrista dei The Fall tira fuori le unghie in un esordio solista solo nel nome. Concepito durante uno dei tanti lockdown “Valley Of The Dolls” è infatti un disco corale, non solo per la presenza di Susanna Hoffs (The Bangles) e Siobhan
Fahey (Bananarama, Shakespeare’s Sister). Sound potente e chitarre ovviamente in primo piano, descritto dalla stessa Brix Smith come una via di mezzo tra The Breeders e le Hole, trascina in un mondo colorato e distopico mettendo in mostra il lato oscuro del sole californiano. Armonie che sfiorano il power pop come quelle di “Living Thru My Despair” e “Say I’m Ur No.1″, l’alt rock di classe sfoderato in “Fast Net” con una bella parte di basso, punzecchiature grungy molto stile L7 in “Aphrodite”, “California Smile”, “Changing” e “Valley Girl”.
Questa è la valle delle bambole della signora Smith che graffia e punge in “Black Rainbow Sky”, furoreggia in “All My Luv” tirando fuori un assolo da copertina come in “Black Butterfly” del resto. Un gran bel disco rock il suo, di quelli senza compromessi né voltafaccia, che parlano chiaro e non si tirano indietro.