La collaborazione tra Emiliana Torrini e la The Colorist Orchestra di Aarich Jespers e Kobe Proesmans aveva già regalato un album, “The Colorist & Emiliana Torrini” del 2016 dove venivano riadattati nove brani del repertorio della cantante italo – islandese più tre inediti e da lì sono ripartiti per creare le undici tracce di “Racing The Storm”.
Una corsa contro il tempo, tra le tempeste dei cupi cieli d’Islanda evocate nel titolo e quelle altrettanto nere della pandemia che ha influenzato e rallentato la genesi di un disco che resta ottimista, curatissimo nei suoni e nelle atmosfere. Produce Jo Fracken (si è occupato anche dell’ultimo album di Tamino) e guida Torrini, Jespers e Proesmans in quaranta minuti sognanti e sperimentali, che si aprono con il ballo delicato di “Mikos” trascinato dalla voce calda di Emiliana che in “You Left Me in Bloom”, “Hilton” e “Right Here” diventa intensa e giocosa con arrangiamenti minimali e ritmati, tra Bjork e la Yellow Magic Orchestra.
Ballate raffinate come “Dove” e “Wedding Song”, l’intensità di “Smoke Trails” trasportano l’album in un’altra dimensione, ancora più onirica. “A Scene From a Movie” è quello che il titolo promette, una suite cinematografica e strumentale che introduce l’ultima parte del disco, quella di “The Illusion Curse” dove le percussioni accompagnano fiati e voce in un crescendo costante e armonico, misterioso e suadente, aggettivi validi anche per la title track dove l’elettronica si mescola al folk e agli archi in ritmi veramente deliziosi. Chiusura affidata a “Lonesome Fears” che celebra addii e partenze con grande forza poetica.
“Racing The Storm” mette in musica il piacere di ritrovarsi dopo un periodo difficile, quando il peggio è ormai alle spalle. Non si avverte distanza tra i musicisti, molta l’eleganza, indubbio il feeling che già si percepiva anni fa e qui sboccia in tutta la sua dolce creatività. Un caos calmo, controllato anzi controllatissimo, che procede a passi lenti e cadenzati tra curiosità e voglia di vivere l’attimo prima che sia troppo tardi.