Ennesimo disco capolavoro dal collettivo irlandese Lankum, che pare, finalmente, la prossima estate, passeranno anche in Italia per la loro prima in assoluto nel nostro paese, e chi ha avuto il piacere di vederli può solo che confermare quanto anche nella dimensione live siano tra le cose migliori in circolazione.
Tornando al disco arriva 4 anni dopo l’altrettanto eccellente “The Livelong Day”, racchiude sempre la capacità insindacabile, quasi mistica di rimaneggiare la canzone popolare irlandese, con tanto di strumenti originali, rendendola moderna e dannatamente attuale, mischiando post-rock e reminiscenze dreamy a lunghe code psichedeliche di pinkfloydiana memoria.
Canzoni che sono storie di vita vissuta e povertà, nelle atmosfere naturalistiche di un’Irlanda d’altri tempi.
Rendere moderno un genere primordiale, non è banalità, ma loro ci riescono con la nonchalance che solo i grandi hanno tra le loro corde. Affiancare questi strumenti della tradizione come la concertina, la cornamusa o l’harmonium, a drones percussivi, svecchiandoli quasi fossero materia digitale.
La loro forza risiede nella capacità di rendere questi canti traditional come scrittura futuristica, elevando certe ballate sopra ogni cosa, si ascolti l’essenza di “Newcastle” per esserne rapiti, o l’intreccio all’unisono quasi simbiotico delle due voci in “Netta Perseus” che porta la loro firma in sede di composizione.
“The New York Trader” nei suoi quasi otto minuti di cavalcata sono l’antitesi del singolo radiofonico, pur essendo più singolo della stessa robetta da tre minuti che gira, s’infila prepotente nell’ascolto e fa tremendamente la differenza.
“False Lankum” è un po ‘ il “Revolver” del folk irlandese e sto pure basso con i paragoni.
Dopo tutta una serie di episodi assoluti chiudono la raccolta con “The Turn” che bissa la succitata “Netta Perseus” come originalità da diritto d’autore, un incredibile “cavalcaballad” di tredici minuti (si tredici!), che solo quella vale il prezzo del biglietto, tanto da scomodare senza fare paragoni infelici, anzi andando oltre, la migliore scuola possibile.
Disco dell’anno? Sicuramente.