Justin Higuchi from Los Angeles, CA, USA, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Dopo tre anni di rinvii e cancellazioni il tour europeo di Lauren Ruth Ward a supporto di “Vol. II“, il suo secondo LP pubblicato a marzo 2020, puo’ finalmente andare in scena.

Sono ben quattro le date italiane (ieri sera al Pippo Stage di Bolzano e poi stasera al Raindogs House di Savona e domenica al Freakout Club di Bologna): nel frattempo la musicista classe 1988 nativa di Baltimora, ma residente a Los Angeles ha pubblicato anche una manciata di nuovi singoli e un EP, “Mindseye”, uscito a novembre 2022.

Anche se la sala dello Splinter Club, situato nella periferia est della città ducale, non è pienissima stasera, comunque sono presenti un buon numero di persone del suo fanclub italiano, segno che l’interesse verso la sua musica sta sicuramente aumentando.

Gli orari sono piuttosto europei e alle dieci e mezza Lauren è sul palco e, quando entriamo nella sala, il concerto è già iniziato da qualche minuto: la Ward è sul palco accompagnata solo da una chitarrista, Lisa Bianco, (di origini napoletane, come verrà raccontato più tardi dalla stessa Lauren), ma è lei la vera protagonista con la sua voce, il suo incredibile carisma e quel suo costante movimento.

Anche se mancano le percussioni originali, “Valhalla” risulta comunque molto gradevole ed esaltante con quelle sue ottime sensazioni melodiche, mentre la musicista originaria del Maryland cambia con estrema facilità gli umori e le tonalità dei suoi incredibili vocals: ovviamente il pubblico emiliano reagisce e arriva anche il primo handclapping della serata a supporto della canzone.

Nella nuova “Messiah” il tono della sei corde è decisamente robusto e graffiante, ma quello che ci colpisce di più sono ancora una volta le grandi abilità degne di una cantante soul e piene di un’adrenalinica passione.

Poco dopo sale sul palco anche Chris Hess dei Swimm, opener della serata, a supporto con la chitarra acustica per un altro pezzo recente, “Mindseye”, title-track dell’EP pubblicato alla fine dello scorso anno: senzazioni blues-rock pervadono il parco dello Splinter Club, ricordandoci – a livello strumentale – qualcosa dei White Stripes, ma poi è la voce di Lauren che ci sposta invece verso territori più soul e pop, dove regnano bellissime armonie piene di passione.

“Wise Gal”, infine, chiude il mainset nella maniera più eccitante e rock possibile con ottimi riff da parte delle due chitarre, mentre la Ward dimostra ancora una volta il suo potere vocale e il suo grande carisma sul palco.

La musicista nativa di Baltimora ritorna poco dopo sul palco solamente insieme alla Bianco per un veloce encore, “Sideways”, estratto dal suo debutto “Well, Hell” (2018). Lauren divide il pubblico in due, facendolo cantare due parti differenti, in modo da aiutarla nelle armonie nel coro: il risultato è senza dubbio divertente e gradito da parte dei presenti.

Una cinquantina di minuti fra rock, blues, ma anche pop e soul, in cui la Ward ha dimostrato la sua grande qualità, ma anche la sua capacità di attrarre come una calamita l’attenzione dei fan: per lei il futuro sarà sicuramente positivo.