Sul palco c’è Bernard Butler. Asp. Bernard Butler. Me lo devo ridire un paio di volte nella testa perché mi sembra incredibile. Proprio lui, quel chitarrista che 30 anni fa aveva marchiato a fuoco l’esordio dei Suede con la sua chitarra, ora è sul palco di una sala parrocchiale di Marostica. Sembra impossibile eppure è vero. In questi 30 anni Bernad ha seguito un suo personale percorso musicale e umano che lo ha portato ad essere affermato musicista e produttore, ma sopratutto un uomo sereno, affabile e completamente in pace con sé stesso. La sensazione che questo artista ha trasmesso a noi presenti è stata proprio quella di una persona gentile, solare e disponibile: impossibile non lasciarsi coinvolgere da tanta schiettezza e sana empatia.
Si chiude a Marostica il breve tour italiano di Bernard Butler, che dopo Fano e Roma, arriva nell’accogliente cittadina in provincia di Vicenza. E’ stata una bella vacanza per Bernard, lo ha ammesso anche lui, chiacchierando con il prubblico tra un pezzo e l’altro. E, a un tratto, l’impressione è stata proprio quella di un amico musicista che non vede l’ora di dirci come ha passato delle splendide giornate e, tra un racconto e l’altro, ecco che ci delizia con i suoi passaggi musicali, necessari per esaltare e valorizzare le sue parole e il tempo che stiamo passando con lui. Io l’ho visto proprio così: un Bernard delizioso e piacevole intrattenitore e poi, beh, favoloso chitarrista, capace anche di fugare ogni dubbio sulle sue qualità vocali.
Un giro nella sua discografia, ma anche sguardi alle collaborazioni con Jessie Buckley e McAlmont. Le canzoni, rispetto alle versioni originali, si fanno più cadenzate, quasi “stravolte”, passatemi il termine, anche perché viene ovviamente a mancare tutto quel lavoro in fase di arrangiamento su cui spesso Bernard si sofferma, eppure, beh, posso dirvi che il piacere di sentire quei brani è rimasto immutato, forse, anzi, si è amplificato, complice la bravura con lo strumento, piccoli virtuosismi messi al punto giusto (senza strafare) e sopratutto la capacità di creare l’atmosfera giusta e intensa, più che riprendere l’esatta melodia di un brano. Ne parlavo con il collega Gianni Gardon che (assieme ad altri eroi) mi ha accompagnato in questa trasferta: che ci crediate o meno in più di un passaggio sembrava di sentire Robby Krieger più che quel Butler che tutti avevamo in mente.
Folk e rifiniture tra l’indie e il blues a rimodellare strutture indie-pop che stasera necessitavano di essere rielaborate in modo più scarno: Butler funziona alla grande.
Se l’artista ha pienamente soddisfatto i presenti, anche l’uomo, come accennavo sopra, non ha deluso, anzi, ha realmente emozionato. Sorridente e disponibile è sceso dal palco per chiacchierare con tutti, firmando autografi su CD e vinili, suoi e ovviamente dei Suede.
Che dire…serata bellissima. Da Marostica è tutto.
PS: menzione doverosa ai ragazzi di Uglydogs che hanno messo in piedi l’evento e alla sala Polivante che ha ospitato lo show, acustica perfetta!
PS2: ma Bernard Butler…come fa ad avere ancora tutti sti capelli? Cioè…quanti ne ha? Un Dio pure qui.