Shoegaze dalla Spagna. Perché no? Sanno il fatto loro questi Uniforms, un misterioso quartetto andaluso composto da Annie Ruiz (voce e tastiere), Natalia Spingel (chitarra), Will Castellano (basso) e Pan Castellano (batteria). “Trance”, il loro terzo album in studio, è stato registrato a Siviglia nel settembre 2021 e include nove tracce originali di rumorosissimo dream pop, dai toni delicati ma a forte trazione rock, più una cover di “Desire Lines” dei Deerhunter.
Il giovane gruppo di Alicante, nato appena cinque anni fa, ha al suo attivo un bel numero di esperienze di indubbio spessore. Su tutte la partecipazione al festival Cala Mijas del 2022, dove i nostri hanno diviso il palco con pezzi da novanta come Kraftwerk e Arctic Monkeys. Un curriculum ricco per una band che, almeno in patria, sta raccogliendo diverse attenzioni.
I numeri segnati sulle piattaforme di streaming musicale, in questo senso, parlano chiaro. Avere quasi dodicimila ascoltatori mensili su Spotify sarebbe un sogno per qualsiasi artista emergente. Gli Uniforms ci sono riusciti anche – se non soprattutto, vi basterà dare un’occhiata alla Top 5 per capirlo – grazie alla forza di questo “Trance”, un album ben prodotto dove le atmosfere evanescenti dello shoegaze classico si sposano con i suoni fragorosi del noise rock più elettrico/elettronico e le dolci melodie del dream pop.
Dietro un muro sonoro apparentemente inscalfibile, costruito su una fitta trama di effetti e un sapiente intreccio di chitarre e synth, si nasconde il cuore pulsante di un gruppo che punta forte sull’energia e sull’adrenalina, senza per questo rinunciare a dosi massicce di malinconia. Un prezioso mix di stati d’animo che funziona alla perfezione in brani colmi di emozioni diverse.
Le note nervose e oscure di “Crumbs”, così come i ritmi martellanti di “Ashes To Thrive”, si dilatano fino a farsi soavi nella delicatissima “Dusky”, per poi ispessirsi a dismisura nella psichedelica “Nomofobia” – ossessiva e pesante, in stile simil doom metal – e nei non pochi episodi della scaletta in cui si avvertono influenze post-punk.
Della categoria fanno parte, oltre all’intrigante “Ligeia” e all’imponente “I Quit”, anche “Guadiana” (cantata in spagnolo) e “Push”, probabilmente la canzone più sintetica della lista, dove troviamo con piacere anche qualche richiamo ai maestri Depeche Mode.
Riuscire a dire qualcosa di interessante utilizzando i linguaggi triti e ritriti dello shoegaze e del dream pop, al giorno d’oggi, sembra un’impresa titanica. Gli Uniforms, tuttavia, hanno le idee chiare, la voglia di mettersi in gioco e il talento che manca a tanti loro colleghi provenienti dai paesi in cui questi generi sono nati e hanno prosperato. Riusciranno a imporsi al di fuori dai confini spagnoli? Noi, nel nostro piccolo, glielo auguriamo. Nella speranza di vederli dal vivo anche qui in Italia.