Attesissimo ritorno per le Boygenius, il gruppo formato da Lucy Dacus, Julien Baker e Phoebe Bridgers, che, dopo quasi quattro anni e mezzo dal loro omonimo EP d’esordio, arrivano anche alla prima prova sulla lunga distanza, realizzata dalla Interscope.
Registrato ai Shangri-La Studios di Malibu e prodotto dalla stessa band statunitense insieme a Catherine Marks (Wolf Alice, The Big Moon, The Wombats), il disco è stato poi mixato dalle sapienti mani di Mike Mogis dei Bright Eyes.
Iniziamo la nostra breve analisi con “$2″, uno dei tre singoli condividisi dal trio a gennaio insieme all’annuncio dell’album: cantata da Julien, è una delle canzoni più energiche e potenti di “The Record” con quei suoi determinati riff indie-rock, ma non manca anche l’ottimo lavoro ai backing vocals delle sue due compagne di viaggio. Nel finale poi arriva un momento di pura follia che vede anche la strumentazione esplodere portando un’ulteriore dose di adrenalina.
La successiva “Emily I’m Sorry” ha tutti gli elementi di una canzone della Bridgers: la ventottenne californiana sa creare, con chitarre e synth, atmosfere davvero magiche che sarebbero state bene anche in un suo prossimo album solista. L’aiuto delle sue due compagne di viaggio alle armonie rende il tutto ancora più speciale, aggiungendo un tocco di intimità a un brano già di grandissimo impatto emotivo.
Poco più avanti, in “Cool About It”, le tre si dividono le parti vocali e ci portano su delicati territori country-folk disegnati con un banjo gentile e con la chitarra acustica e il risultato è sincero, speciale e ancora una volta emette un grande calore umano.
“Revolution 0″ vede di nuovo la Bridgers ai main vocals, ma le armonie create dalle due colleghe sono davvero straordinarie: forse la canzone più malinconica del disco, “Revolution O” ha comunque un grandissimo impatto emotivo, sottolineato anche dal prezioso intervento dei violini verso la fine del pezzo.
Piano e violini, invece, caratterizzano “We’re In Love”, cantata da Lucy Dacus: un raccolto momento di riflessione e di grande intimità che riesce a mettere i brividi sin da subito sulla pelle di chiunque la ascolti.
Un grandissimo album indie-folk-rock dalle influenze nostalgiche, ma dai gusti moderni, scritto da tre giovani e talentuose musiciste e songwriter dove ognuna delle sue dodici canzoni sa lasciare un forte impatto emotivo: la buona varietà, dovuta appunto alle ottime qualità di Julien, Lucy e Phoebe, è un altro punto forte di questa release a cui ovviamente si aggiungono tenerezza, sincerità, purezza e vulnerabilità. Le pur alte aspettative sono state ampiamente mantenute e sicuramente ritroveremo “The Record” nelle posizioni più alte delle classifiche di fine anno.