“Artisans & Merchants”. Più che un semplice album, un vero e proprio ritorno in pista per i Van Pelt. Ventisei anni dopo “Sultans Of Sentiment”, la band statunitense riaccende la fiamma della creatività e prova a dir nuovamente la sua, in un mondo cambiato in maniera drammatica, con nove tracce scritte e registrate dopo la reunion del 2017. Quella in qualche modo “definitiva”, arrivata dopo la breve rimpatriata del 2009 per due concerti e l’altrettanto effimera resurrezione nel 2014 per la pubblicazione di “Imaginary Third”, un disco di inediti risalenti ai mesi a cavallo tra il 1996 e il 1997.
“Artisans & Merchants” segna quindi l’effettiva rinascita artistica dei Van Pelt come gruppo in piena attività. Un nome storico dell’emo “puro” che, nella sua prima vita, ha dimostrato di avere grandi capacità espressive, alternando scatti di rabbia in salsa post-hardcore a momenti di quiete in chiave slowcore. E oggi? Quale spazio può ritagliarsi nel 2023 una band rimasta ferma per quasi tre decenni? Le esperienze accumulate nel corso del tempo da Chris Leo e compagni si fanno sentire in maniera chiara in “Artisans & Merchants”, un disco che guarda al versante più maturo dell’indie rock.
Questi Van Pelt “invecchiati”, più vicini al post-rock che all’emo, danno vita a una musica malinconica e profonda dal suono variegato e straordinariamente ampio. Dalla semplice unione tra voce, chitarra, basso e batteria – talvolta sostenuti da tastiere, archi e persino cori femminili – nascono i suggestivi paesaggi sonori in bilico tra melodia e spoken word di “We Gotta Leave”, “Punk House”, “Old Souls From Different Epochs”, “Cold Coconuts” e “Love Is Brutal”.
Tra recuperi slowcore e ricordi shoegaze, il rock dei Van Pelt si dilata fino a trasformarsi in un sound evanescente. Leggero, a tratti, ma sempre e costantemente sporcato dalle chitarre elettriche. Si avverte un filo di noia, ma la classe dei Van Pelt tiene alla larga lo sbadiglio. E comunque “Artisans & Merchants” non è privo di momenti di energia: il vento post-punk che soffia sulla title track e su “Image Of Health”, “Grid” e “Did We Hear The Same Song” dona all’album la grinta necessaria per scongiurare il rischio della monotonia. Un buon ritorno da parte dei Van Pelt (anche se, detto con la massima sincerità, ci si poteva anche aspettare qualcosina di più).