Raph_PH, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Sessanta anni e non sentirli: proprio una settimana fa Mark Oliver Everett ha compiuto gli anni, ma (per fortuna) non sembra aver intenzione di smettere di fare ciò che meglio gli riesce, ovvero scrivere musica e suonarla dal vivo.

Il quattordicesimo album degli Eels, “Extreme Witchcraft” era ucito, via E-Works / PIAS, a fine gennaio 2022, ma solo ora Mr. E e compagni riescono a portarlo in tour in Europa, passando anche dall’Italia per due date: oggi ci troviamo a Bologna, dove un Estragon molto vicino al sold-out ospita il primo dei due live-show dei californiani nel nostro paese.

Un pubblico dall’età media ben oltre i quaranta anni, aspetta educatamente l’arrivo della band di Los Feliz sul palco della venue emiliana: dopo il concerto di Billie Marten, che purtroppo perdiamo causa ritardo, verso le nove e trentacinque è il momento per Everett e soci di salire sul palco.

In realtà, il pur lungo set si basa solo in piccola parte sulla loro fatica più recente, spaziando invece per quasi tutta la pluridecennale carriera del gruppo californiano per la gioia del pubblico felsineo.

“Steam Engine”, che apre la serata, è uno dei pochi estratti da “Extreme Witchcraft” di oggi, e ci porta su territori blues-rock con le precise linee di basso di Big Al e le eleganti schitarrate di un impeccabile The Chet: subito l’adrenalina inizia ad arrivare e le prime sensazioni sono davvero buone.

Non mancano nemmeno le cover (alla fine saranno ben cinque), tra cui quella di “Watcha Gonna Do About It” degli Small Faces: mentre un sempre più carismatico Mr E carica il pubblico con il tamburello e le sue grida, ci spostiamo su panorami sonori rock old school con armonie e riff potenti da parte del buon Jeff Lyster.

Nella successiva e rumorosa “Good Night On Earth” esce la parte più rock ed energica degli Eels e la risposta dei presenti non tarda ad arrivare con conseguenti handclapping.

Un tuffo nel passato di “Daisies Of The Galaxy” (2000) con la splendida ballata “Jeannie’s Diary” non solo ci fa emozionare, ma permette anche ai californiani di rallentare il ritmo dopo un inizio dai toni piuttosto sostenuti: accendidi e telefoni si alzano e illuminano la buia sala, costruendo un’atmosfera davvero suggestiva.

“Peach Blossoms”, invece, ci indirizza su inaspettati binari che rasentano l’hard-rock con quei riff davvero pesanti della chitarra di The Chet, mentre Everett sprigiona un’incredibile dose di energia con i suoi vocals, ma allo stesso tempo non perde un certo senso di giocosità.

Gli arpeggi gentili di “I Need Some Sleep” poi regalano un altro momento toccante, delicato, sensibile e lento che arriva dritto ai cuori della numerosa folla presente all’Estragon oggi: bellezza allo stato puro.

Con “Dog Faced Boy” si torna ancora verso sonorità rock piuttosto dure con le potenti linee del basso di Allen Hunter e gli adrenalinici riff della chitarra di Lyster che incendiano letteralmente il pubblico emiliano.

C’è spazio anche per una canzone dal loro esordio “Beautiful Freak” (1996) e non puo’ essere che “Novocaine For The Soul” che ci sposta su territori alt-rock, regalando allo stesso tempo emozioni davvero indescrivibili.

“Baby Let’s Make It Real” chiude infine il mainset: dopo un inizio apparentemente tranquillo, il ritmo continua a salire così come l’adrenalina grazie soprattutto anche alle ottime percussioni.

Ci sono poi ben due encore, uno composto da un paio di pezzi e un secondo addirittura da tre: la serata giunge al termine con un’altra cover, quella di “God Gave Rock And Roll To You” degli Argent, regalando gli ultimi momenti di esaltazione e di energia ai numerosi presenti.

Un’ora e tre quarti davvero convincente che ci ha mostrato la faccia più rock degli Eels, così come quella più riflessiva e – in certi momenti – anche romantica: la band capitanata da Mark Everett continua a tenere molto bene il palco senza grandi segni di cedimento, portando uno show in cui qualità e divertimento convivono alla perfezione e per questo i fan continuano a premiarla. La loro carriera sembra avere ancora tante pagine da scrivere.