Ci sono dischi che nella loro semplicità e umanità raccontano meglio di altri i tempi che viviamo. “Clair Obscur” nuovo lavoro dei Grimoon, sette anni dopo “Vers La Lune”, è uno di quegli album.
Un progetto multimediale che alla musica sempre in bilico tra rock ed elettronica, psichedelia e folk, sintetizzatori e chitarre acustiche affianca le immagini a comporre un mosaico gioioso, sognante e nostalgico per spezzare il ritmo, l’abitudine come sottolineato nel testo di “La Crasse”.
Nove brani cantati in inglese, francese e italiano che uniscono la melodia di “From The Moon”, “Cross The Wall” e “Dragon” agli arpeggi delicati ma ricchi di energia di “Les Bras De La Mer” senza farsi mancare momenti più sperimentali in “I Wish” e “Rien Vu” fino a sfiorare il folk puro di “Nella Mano” prima della chiusura dolcissima affidata a “The Rainbow” che saluta coi suoi toni lievi, che ben rappresentano quel limite sottile tra chiarezza e oscurità contenuto nel titolo.
Andavano verso la luna Solenn Le Marchand (voce, synth) Alberto Sevanato (voce, chitarra acustica)e Alberto De Grandis (chitarra) e dalla luna ripartono accompagnati da Marco Centasso (basso, mellotron) e Niccolò Romanin (batteria) con ospiti del calibro di Sacha Tilotta (Stash Raiders, Three Second Kiss) Enrico Gabrielli, Andrea Faccioli (Cabeki), Erik Ursich (Vacca Stracca).
Due parole vanno spese anche sulla serie di cortometraggi che affianca “Clair Obscur”: si chiama “Il viaggio di Alan” e racconta la piccola odissea di un bambino che intraprende un lungo percorso con il padre a bordo di una nave/conchiglia, attraversando i mari e incontrando diversi personaggi.
Una scelta figlia della decisione di ospitare presso il centro Anim’arte di Mestre, creato da Le Marchand e Sevanato, numerosi rifugiati condividendone le storie, parte dei proventi del merchandising non a caso sarà utilizzata per supportare le operazioni dell’ONG Mediterranea. Un progetto importante dunque che unisce musica e impegno con profonda serenità d’animo.