Dopo quattro anni esatti dall’uscita del suo quinto LP, “I Love You. It’s A Fever Dream“, The Tallest Man è finalmente tornato con un nuovo lavoro sulla lunga distanza, che segna anche il suo debutto ufficiale per la Anti- Records, con cui aveva firmato lo scorso anno (pubblicando poi l’album di cover “Too Late For Edelweiss”).
La label non è, però, l’unica novità per il buon Kristian Matsson: il musicista di Leksand, infatti, per la prima volta nella sua carriera si è fatto aiutare da una serie di collaboratori esterni per preparare questa sua sesta fatica, partendo dalla produzione di Nick Sanborn (Sylvan Esso) fino ai contributi di Ryan Gustafson (chitarra, lap steel, ukulele), TJ Maiani (batteria), CJ Camerieri (tomba e corno francese), Phil Cook (piano e organo), Rob Moose (violini) e Adam Schatz (sassofono).
Come ci ha rivelato nella nostra recentissima intervista, nel 2020 Matsson era tornato in Svezia durante la pandemia per stare vicino agli anziani genitori in caso di bisogno, ma purtroppo la solitudine dei lockdown gli aveva fatto perdere l’ispirazione e lo aveva fatto concentrare maggiormente sulla coltivazione di verdure: solo alla fine del 2021, quando ha ripreso ad andare in tour, le idee sono ritornate ad arrivare con abbondanza e da lì in poi è nato “Henry St.”.
Come dicevamo poco sopra, per questo nuovo lavoro The Tallest Man On Earth ha trovato la collaborazione con numerosi musicisti esterni e questo ha portato a un suono decisamente più largo rispetto ai suoi lavori passati: la bellissima “Slowly Rivers Turn”, che sicuramente ha elementi folk già cari a Matsson (come la sua grandissima passione nei vocals), si differezia per quel drumming così raffinato cortesia di TJ Maiani, ma anche e soprattutto per gli splendidi e altrettanto eleganti assoli del sax di Adam Schatz nella parte finale della canzone.
Molto interessante anche la struttura dell’iniziale “Bless You” che, seppur fondata su un tradizionale base acustica molto solida e confortante, non manca di interessanti inserzioni della chitarra elettrica, mentre Maiani regala altre interessanti variazioni con il suo modo di suonare la batteria assolutamente mai scontato.
Proprio al centro del disco, invece, troviamo “Henry St.”, title-track e recente singolo, una ballata scritta solamente con il piano che, attraverso i suoi sentimenti, riesce a regalare a chi ascolta un’ampia gamma di forti sensazioni.
La successiva “In You Garden Still”, invece, costruita con banjo e chitarra acustica, gode di ottimi ritmi e soprattutto di un’inaspettata apertura pop che la rende ancora più godibile e luminosa.
Impossibile non citare poi la maestosa “New Religion” in cui l’uomo più alto del mondo aggiunge incredibili strati di archi, rendendo la sua composizione imponente e magnifica, aggiungendo inoltre purezza e passione ai suoi vocals: il risultato non si scorda facilmente e arriva diritto al cuore.
Senza dubbio un album che si troverà molto in alto nelle classifiche di fine d’anno, “Henry St.” segna uno sviluppo davvero interessante, curato ed elegante per Kristian: le nuove collaborazioni gli hanno portato nuova forza e hanno aggiunto qualità ed eleganza al suo sempre apprezzato progetto.