Le radici sono sempre state importanti per Carmine Tundo (La MUNICIPàL, Mundial, Nu Shu) e al Salento natio ritorna nei dieci brani di “La Valle Dell’Asso” che prende spunto dal corso di un torrente – l’Asso appunto – che non sfocia mai in mare. Un concept album registrato a Sirgole vicino Lecce, il Sud che nelle mani di Tundo si trasforma in una contea immaginaria dove il tempo sembra non essere mai passato.
“In questa malinconica contea, storie d’amore e passione si consumano nel silenzio dei campi appena arati” rivela l’artista nella press release presentando così un piccolo mondo antico sospeso tra romanticismo e ironia, emozioni e riflessioni a cuore aperto in forma di accorata preghiera. Intensità è forse il modo migliore per descriverlo, la voce e una calda chitarra che accompagnano alla scoperta di volti, storie, amicizie e tentazioni.
Gli arpeggi de “La calma prima”, il ritmo più sostenuto di “Tempesta” e “La chiesa madre di Galatina” che unisce modernità e tradizione, le note soffuse e cadenzate dell’ irriverente “L’Arcangelu Michele” cantata in salentino, che racconta la presunta storia clandestina tra l’arciprete del villaggio e una giovane donna promessa in sposa, trasportano in un universo molto reale e letterario, quasi teatrale nella presentazione dei personaggi.
Un mondo antico dicevamo ma anche contadino, quello in bianco e nero evocato nel testo e nel video de “Il primo raccolto”, racconto di un’altra storia d’amore dall’andamento passionale e sofferto ma profondamente vero e umano. C’è molto da scoprire nei ventidue minuti de “La Valle Dell’Asso”, un disco che forse Nuto Revelli avrebbe apprezzato, per l’onestà con cui testimonia passato e presente.