C’è qualcosa di cinematografico nel nuovo disco di Giovanni Truppi, prodotto da Marco Buccelli e Niccolò Contessa con una copertina frutto dell’estro di Aldo Giannotti, opera d’arte creata dal pubblico e dall’artista al MAMbo di Bologna che prova a raccontare, a racchiudere le mille storie e le tante facce di un album poliedrico, aperto e chiuso dagli spoken word di “Intro” e “Fine” tra arrangiamenti stratificati e voci che s’incontrano.

Credit: Margherita Ciprilli

Si definisce un uomo libero Giovanni Truppi ed è sicuramente un artista liberato, che descrive il mondo lungo la linea di confine che separa la Roma goliardica, grintosa, familiare di “Centocelle” o “Burger King” e Bologna, via(le) Indipendenza e i fratelli Eno (Roger e Brian) citati nel titolo di un brano dal mood riflessivo.

“La Felicità” e i mezzi di locomozione per arrivarci, il pianoforte e i sintetizzatori, soundscapes (i “Donut” disseminati come tanti bonus) e il rumore della metro prima dell’inquietante “Moondrone” vanno a comporre un viaggio tra idee e “Alcune Considerazioni” sul futuro che verrà. La chitarra spaziale e tagliente di “Amico” diventa aggressiva, si trasforma in un tamburo battente con un testo sarcastico e brutale come quello di “L’Uomo Buono Muore” senza dimenticare il lato più sperimentale affidato a “Infinite Possibilità”, mentre “Temporale” ricorda il Truppi ormai classico, meno contaminato.

Poco docile e poco melodico, con un’indole graffiante à la Rino Gaetano evidente in “Amarsi Come I Cani”,  “Infinite Possibilità Per Esseri Finiti” racconta l’Italia così com’è, complessa e temeraria, ordinaria e quotidiana. Dieci brani tecnologici e metropolitani che tra musica e un podcast (“Esseri Finiti”) tessono un quadro piuttosto vivido di quelle piccole cose che messe insieme formano la vita.