Outfit da festival più scintillanti di sempre, sole cocente che si alterna alla brezza marina notturna, urla ma soprattutto tanta tanta musica a palla per inaugurare l’estate spagnola. Tutti segnali riconducibili ad una causa sola: è proprio ripartita la febbre da Primavera Sound Festival.
Sin da subito quest’edizione si scopre piena di italiani, tra un “va’ che bravi!” da una parte e un “ma che caldo fa?!” dall’altra; non mancano gli italiani persino tra la line up, a darci il benvenuto al festival ci pensano infatti i Guatemala, piccolo orgoglio pugliese che ha come protagonista un suono indie dominato da una potente voce femminile a cui si accompagnano ritmiche funk e tanta energia – che hanno decisamente saputo mettere in mostra sul palco.
Non potevamo non rivedere poi i nostri beniamini, i Black Country New Road, che avevamo già potuto vedere l’anno scorso su un palco modesto (ma comunque importante) come quello del TOdays. Vederli su uno dei palchi principali del Primavera, fa un certo effetto. E un po’ d’orgoglio l’abbiamo decisamente sentito, come se insieme al percorso di questo gruppo fossimo cresciuti anche noi, nonostante siano una band relativamente giovane. Bravi bravi bravi.
Rivediamo con piacere anche gli Yard Act, anche loro già visti al TOdays: paradossalmente, ci è piaciuta più l’esibizione nel capoluogo piemontese che non in quello catalano: sarà per il pubblico molto più esagitato e caloroso, sarà l’atmosfera di una festa tra amici messa a confronto con la grandezza di uno dei festival più importanti d’Europa. Molto bravi, sarcastici al punto giusto come sempre, ma la mancanza di quell’intensa passione che porta un pubblico tutto italiano (che, ricordiamo, ad agosto si era letteralmente sbizzarrita tra poghi continui e crowd surfing) un po’ si è sentita.
Una passione che però è stata portata avanti con grandissima classe da Brittney Parks, in arte Sudan Archives, che con tutta la sensualità possibile è riuscita a combinare violino, hip hop, RnB ed elettronica. Sperimentazione all’avanguardia, voglia di mettersi in gioco, carisma assurdo: una volta vista sul palco per anche solo un secondo, non riuscivi più a toglierle gli occhi di dosso. Decisamente l’ipnosi più piacevole di sempre.
A risvegliarci dall’ipnosi ci hanno pensato i botti (e per botti intendiamo letterali petardi) dei Ghost, la band mascherata svedese che con la sua estetica e il sound hard rock (un po’ retrò ma mai cliché nel loro caso, per fortuna) hanno riunito probabilmente i goth di mezza Europa, tanto era grande il pubblico in visibilio. Dovunque mi girassi riuscivo a vedere almeno due, tre maschere di carta ispirate al paroliere e cantante Tobias Forge. Mai visto così tante persone pendere così tanto dalle labbra di un cantante truccato da teschio, ma sinceramente è tutto meritato.
Ed eccoli i più attesi della serata, i New Order e i Blur, intramezzati da una Halsey interessante ma con una scaletta prevedibile, che dell’ultimo album ha dato giusto qualche assaggio. Un pochino deludente, anche se forse comprensibile visto l’anniversario del secondo disco “Hopeless Fountain Kingdom”. Molta più emozione, soprattutto da parte dei nostalgici, per i New Order, con i quali il pubblico ha festeggiato con entusiasmo i 40 anni di “Blue Monday”, tra una lacrimuccia e l’altra. Il live più intenso della serata, ci ha trasportati in una dimensione altra che neanche sapevamo di poter raggiungere. Con il freddo aumentavano i balli, e con i balli aumentavano i cuori uniti sotto uno stesso amore, per i New Order così come per i Joy Division.
La band di Damon Albarn è stata un pelo più deludente, se vogliamo dirla tutta; a parte alcuni momenti in cui partivano hit storiche come “Girls & Boys”, o quando Albarn ha messo in mostra la sua capacità di suonare la chitarra dietro la schiena, c’era qualcosa di mogio nell’aria, come se non stessero suonando al 100% delle loro capacità o volontà. Sarà il grande freddo, l’ora tarda (è finita quasi alle 4 di mattina!) o sarà una semplice impressione della sottoscritta, ma forse poteva andare meglio. Non ce ne lamentiamo sicuramente, quando mai ricapita una roba del genere?!