A leggere certe note stampa l’ultimo abum di tizio o caio sarà sempre il più bello, il più avvincente. Ecco perché anche questa volta ci sono andato con i piedi di piombo, avvicinandomi al nuovo lavoro dei Bully della sempre grintosa Alicia Bognanno: i proclami fanno parte del gioco, ma in effetti i singoli apripista erano di ottimo livello. Poi ecco che molte recensioni ‘made in USA’ si sono sbilanciate, parlando del disco migliore della sua carriera e allora, beh, mi sono messo davvero sull’ attenti.
Che dire? Stavolta è proprio così. Alice piazza il discone, quello in cui tutto funziona e sopratutto quello che puoi dire “cazzo, questo su Sub Pop ci sta da Dio“. Anni ’90 a noi, echi grunge, indie-rock abrasivo, la Bognanno che ci mette cuore e anima in ogni pezzo (ed è la sua voce che ce lo sta a dimostrare quanto ci sia dentro a questo album)…e fin qui si potrebbe dire che siamo sui livelli di “SUGAREGG”, ma è quella dannata urgenza, quella scrittura che, mai come in questa occasione, getta il cuore oltre l’ostacolo che rende veramente questo “Lucky For You” il suo più bel disco della carriera.
Dicevamo che tutto funziona, ed è assolutamente vero. Il suo alt-rock pusante, vivo e dannatamente melodico ci fa letteralmente esplodere in un brano come “Days Move Slow”, per non parlare della rabbia da testate sul muro di “All This Noise” e la corsa quasi Springsteeniana di “All I Do”. Ogni canzone diventa inno, diventa epica e la viviamo in pieno, come se Alice ci suonasse nella stessa stanza, con la band e ci invitasse a lasciarci andare. E noi la assecondiamo, perché non riusciamo a fare altro, come i topi con il pifferai magico.
E Alice sembra sempre più consapevole dei suoi mezzi, sempre più libera da schemi preconfezionati e capace di portare avanti le sue idee con forza e concretezza.
Bello il lavoro ritmico di “hard To Love”, che sembra proprio dimostrarci come Alice posso tranquillamente staccarsi dal cordone ombelicale degli anni ’90 e funziona alla grande anche il pezzo con Soccer Mommy, con un ritonello perfetto. Eppure il vero batticore arriva con “Ms America”, chitarra e voce, così, diretta, senza fronzoli, senza null’altro che quella passione potente che ci colpisce.
Il quarto disco dei Bully è veramente il più bello della loro discografia, un disco rock con la R maiuscola, sanguigno e cazzuto, che mette in risalto le emozioni: un disco valorizzato da una produzione perfetta che non lo rende esagerato e compresso come buona parte dell’ultimo dei Foo Fighters, album in cui le emozioni della band stessa (e nel disco che segue la morte di Taylor figurarsi se di emozioni non ce ne sono) sono tutt’altro che messe in risalto. Insomma, Alice…complimenti, davvero!