Passano anche dall’Italia i Molchat Doma, all’interno del loro tour europeo, alfieri del recente revival post punk, più sul versante wave o post wave, quelle atmosfere gotiche tanto care ai Joy Division, ai Bauhaus, a quell’Inghilterra a cavallo dei settanta e l’inizio della decade successiva e tutti quei dischi pubblicati a raffica, uno più bello dell’altro, seminali e ancora ora oggi fonte d’ispirazione.
L’ensemble di Minsk, rielabora la lezione, rimescolando le carte in tavola e senza stravolgere la matrice di fondo, che è molto derivativa e conservatrice, ne dipinge una nuova facciata grazie all’uso della lingua madre, che risulta quanto mai efficace ed è probabilmente l’asso nella manica, il dettaglio vincente del loro successo.
La data di questa sera non è una prima in assoluto in Italia, anzi, furono nella line up dell’ultimo TOdays festival, ma anche nell’anno interlocutorio del primo post covid, esattamente nell’estate 2021, vennero invitati, con la solita e inarrivabile lungimiranza, anche ad Ypsigrock, che insieme, appunto, al TOdays, ci ha abituato spesso e volentieri ad arrivare, con largo anticipo, sulle future next big thing.
Ed è verissimo che i Molchat in pochi mesi sono diventati grandi, acquisendo credibilità e pubblico vero, passando, quindi, da headliner per il loro primo (in assoluto, questo si) concerto a Milano dopo lo show bolognese all’arena Puccini di un paio di giorni fa.
Sono tra gli ospiti della lunga estate del circolo Magnolia, che ogni anno allestisce una line up di tutto rispetto, tra artisti di casa, lasciando al Miami l’onere di inaugurare la stagione calda, ed internazionali.
Non c’è il tutto esaurito, ma c’è, comunque, il pubblico delle grandi occasioni, che tradotto in logistica, significa allestimento del palco principale, a testimoniare ancora di più l’ascesa rapida di questo progetto.
Si comincia qualche minuto prima delle le 21,30, formazione a tre, assolutamente classica per questo tipo di proposte, il basso lancinante, protagonista assoluto, imperioso a guidare accompagnato dalla drum machine, ed è come se tutto si fosse fermato al 1981, il revival più revival che si possa avere in circolazione, ma al tempo stesso una delle cose più originali della scena, il sound già sentito cambia radicalmente quando l’istrionico Egor Skutko declama e canta con grande personalità, è lui il vero punto di forza, baffi e capelli lunghi e carisma da vendere. Quindi le canzoni che sono belle e compiute, ben scritte ed accorte, melodie sognanti, malinconiche, tristi e riflessive, arrivano allo stomaco con sintomi depressivi, pescano a zig zag dai loro primi tre album, l’ultimo “Monument”, uscito già tre anni fa, a questa parte farà da ponte per un probabile ritorno in studio. La setlist apre sempre con “Kommeranty”, primissimo singolo e biglietto da visita datato 2017, “Toska” è già un classico di repertorio, e quanto sono belle “Obrechen” la più vicina all’imprinting sonoro del capolavoro dei Cure “Pornography” uscito nel 1982 o “Volny”, ma tutta la scaletta fila via, lasciando il segno, accompagnando questa ex next big thing nell’olimpo dei grandi, per rimanerci.