Una vita, una cupa poesia, i cui versi scorrono rapidamente dentro e fuori ciascuno di noi, mescolando la concretezza delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti, dei nostri ricordi e delle nostre esperienze, con figure e creature astratte, magiche e sfuggenti. Magari esse non sono reali, ma il nostro amore lo è: l’amore per queste narrazioni suggestive, l’amore per ogni singola parola, l’amore per la musica, il cui idioma, questa volta, è rappresentato dal quartetto d’archi costituito da due violini, un violencello ed una viola.
Ed è così che i FourPlay String Quartet affrontano, assieme allo scrittore Neil Gaiman, le ore più oscure ed inquietanti della notte, quelle nelle quali i confini tra i mondi si fanno più sfumati ed allora è possibile che qualcosa di terribilmente vorace ed affamato strisci fuori dalla sua dimora e cerchi di sfamarsi tra le strade e i quartieri della nostra città.
Intanto testo e musica si specchiano l’uno nell’altra, rafforzano la propria capacità di intercettare l’interesse e l’attenzione delle persone, risvegliando le loro coscienze dormienti, riportandole all’epoca felice nella quale contemplavano, emozionate, un tramonto infuocato o un temporale improvviso, i suoi boati e i suoi lampi elettrici, senza sentire l’impellente bisogno di fotografare, di pubblicare, di condividere, di uniformarsi nei sentimenti, nei pensieri e nei comportamenti. Eravamo folli e, probabilmente, questa follia ci manteneva vivi, senza che ci trasformassimo, purtroppo, in una copia sbiadita di un modello estetico, di uno schema mentale, di un atteggiamento conforme a principi e certezze che non sono frutto della nostra crescita e della nostra maturazione, ma che – come organismi estranei, come micidiali e spietati parassiti, come virus in grado di alterare la nostra stessa umanità – ci invadono e ci conquistano dall’esterno.
“Sono un narratore e non ne sono ancora annoiato, non ne sono stufo“, afferma Gaiman. Tutti noi dovremmo avere il medesimo entusiasmo, la medesima curiosità, la medesima voglia di scoprire, di comprendere, di raccontare.