Dopo il successo straripante di “Strappare lungo i bordi” una seconda sortita seriale di Zero era inevitabile. Gestirla bene era meno scontato, ma, al netto di un po’ di autoreferenzialità di troppo, Michele Rech ha portato a casa un buon risultato.
L’universo è quello che chiunque si sia imbattuto nelle strisce di Zerocalcare o in “Strappare lungo i bordi” conosce molto bene, fatto di autoironia tanto sferzante da far male, tenerezza, riflessioni socio-politiche e i consigli della coscienza armadillo con la voce di Valerio Mastandrea.
La cosa più interessante, perlomeno per me, di questa seconda storia seriale di Zerocalcare è la maniera in cui ci costringe a mettere i piedi nelle scarpe degli altri. L’evento di una manifestazione fascista contro l’occupazione di uno stabile da parte dei rifugiati in “Questo mondo non mi renderà cattivo” diventan dunque l’occasione per riflettere e provare, se non ad accettare, almeno a comprendere il punto di vista di chi prende posizioni diverse dalle nostre, anche quando ci sembrano moralmente ed eticamente inaccettabili. A cercare di capire cosa c’è dietro quella posizione.