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Gibby Haynes e Paul Leary, Jeff Pinkus, King Coffey e Teresa Taylor (R.I.P.) hanno rappresentato una parte importante dell’America degli anni ottanta. L’ anarchica, ribelle, brutale tensione sonora della band di San Antonio (Texas) provocatoria e difficilissima da classificare ha influenzato moltissimi musicisti (i Melvins, i Marlene Kuntz giusto per fare qualche nome) tra cambi di line – up e una lunga serie di album decisamente innovativi, senza dimenticare i concerti selvaggi tra video, fuochi, luci e megafoni.

BONUS TRACK: The Weird Revolution
2001, da “Weird Revolution”

Gli ultimi Butthole Surfers, paladini dei freaks d’inizio millennio. Cosa bisognava aspettarsi da loro che ne hanno suonate, fatte, combinate di ogni sorta? Forse solo un disco come questo, lucidissimo nella sua collisione con l’hip hop, allergico alle convenzioni, dal sound mutante e ambizioso che inneggia alla “complete weirdification” senza rimpianti.

10. Birds
1996, da “Electriclarryland”

Si è detto molto sui Butthole Surfers degli anni novanta, sia prima che dopo il successo di “Pepper” . Decisamente meno avventurosi, sound ripulito e ormai consci dei loro punti di forza, con “Electriclarryland” arrivano alla popolarità. “Birds” più ancora di quel singolo così famoso provava a mantenere la grinta dei giorni migliori.

9. Moving to Florida
1985, da “Cream Corn from the Socket of Davis”

“Cream Corn from the Socket of Davis” ovvero uno degli EP storici, tra i più discussi e venerati dei Butthole Surfers insieme al primo, omonimo EP del 1983. “Moving To Florida” è acida e brutale, sarcastica e tenace, la chitarra di Leary e la voce di Haynes, basso e batterie in cupe vignette e ironiche allusioni.

8. Psychedelic Jam
1989, da “Double Live”

Una delle tante perle contenute in “Double Live”  doppio album dal vivo uscito nel 1989 in vinile e nel 1990 in CD. Otto minuti e quaranta sfrenati e ritmicamente solidissimi, quelli di “Psychedelic Jam”. Consigliato anche l’ascolto di “Lou Reed” e di una “The One I Love” degli R.E.M. decostruita a dovere oltre a belle versioni di “Graveyard”, “Paranoid” e “Tornadoes”.

7. Butthole Surfer
1984, da “Psychic… Powerless… Another Man’s Sac”

Primo album, esordio glorioso tra post punk e psichedelia, ancora oggi considerato uno dei dischi più innovativi del decennio. Energia, rumore, adrenalina. “Butthole Surfer” è il brano manifesto, imprescindibile punto di partenza nella loro storia musicale.

6. The O – Men
1987, da “Locust Abortion Technician”

C’è un prima e un dopo “Locust Abortion Technician”. Disco avventuroso, pazzesche evoluzioni tra sample e deviazioni sonore, uno dei punti più alti raggiunti dai Butthole Surfers che in “The O – Men” sono marziali e rumorosissimi, tre minuti e ventisette di puro veleno post – punk senza compromessi.

5. John E. Smoke
1988, da “Hairway to Steven”

Uno dei personaggi usciti dalla penna e dalla testa di Gibby Haynes. La storia di John W Smoke Junior raccontata in sei minuti e quaranta di sonico crescendo in uno degli spoken word più  allucinanti della storia dei Surfers, difficilissimo da replicare o imitare.

4. Creep In The Cellar
1986, da “Rembrandt Pussyhorse”

Butthole Surfers gotici, al limite dell’horror quelli di “Creep In The Cellar” uno dei brani più lineari della loro produzione, dall’impianto classico ma inquietante come pochi altri.

3. Cherub
1984, da “Psychic… Powerless… Another Man’s Sac”

Ancora “Psychic… Powerless… Another Man’s Sac” questa volta con “Cherub” che di angelico ha poco o nulla. Un turbine sonoro corredato dalla risata e dalle urla  di un Gibby Haynes  che sembra assolutamente deciso a far carta straccia di ogni regola musicale e canora, con gran gusto e molta moltissima adrenalina.

2. Jimi
1988, da “Hairway to Steven”

Ben dodici minuti tra riff e falsetto, urla e sirene,  batteria tribale, sound aggressivo e corrosivo corredato da un testo surreale e sarcastico, il ritmo che si alza e si abbassa di continuo, cani che abbaiano e un finale a sorpresa: melodico e animato.

1. Graveyard
1987, da “Locust Abortion Technician”

Impossibile non inserire in lista “Graveyard” da “Locust Abortion Technician”. Distorto assalto sonoro e chitarristico à la Butthole Surfers, esempio perfetto della divertente e pazzesca anarchia vissuta sul palco e nella vita della band texana negli anni ottanta.