Sbarazzino, luminoso, accattivante il quinto album solista dell’ex voce dei Rilo Kiley che in questi trentadue minuti prodotti da Dave Cobb trova nuova grinta e ispirazione.

Credit: Bobbi Rich

C’è lo zampino indiretto di Beck nei dieci brani di “Joy’All”, proprio Mr. Hansen infatti ha suggerito a Jenny (con cui ha collaborato in passato) di scrivere una canzone al giorno nella nuova casa di Nashville durante la pandemia. L’esercizio era parte di un workshop informale che al contrario dei mille corsi svolti in piena sindrome da lockdown ha dato i suoi frutti.

Jenny Lewis esce rinvigorita dall’esperimento, avventurosa nei suoni  come già lasciavano presagire  due dei singoli – “Psychos” e “Puppy And A Truck” tra arguto e colorato psych pop e country folk confessionale, arricchito da armonie e percussioni – tenace e irresistibile nella title track con un bel basso in sottofondo. Chitarre acustiche, una voce maturata acquistando corpo e carattere (particolarmente elegante in “Essence Of Life” e “Giddy Up”)  praticamente impossibile non notare l’influenza di Beck nel ritmo di “Cherry Baby”, gioiellino di strano pop mutante.

E’ un vivace on the road fra lacrime e voglia di ballare “Joy’All”, che raggiunge un difficile equilibrio tra R&B, Americana e moderata sperimentazione vestendo il tutto con un briciolo di sano ottimismo (quello di “Love Feel” ovviamente) senza mai andare oltre i quattro minuti a brano. Un deciso lavoro di sintesi dunque che non inventa nulla ma convince e arricchisce lo storico catalogo Blue Note. Uno dei dischi dell’estate potrebbe essere già qui e l’ha composto una Jenny Lewis sicura di sé come mai prima.