Siamo stati alla prima ed ultima data della tappa milanese di una delle band più acclamate degli ultimi tempi. Tra fuochi d’artificio, confetti e colori, i Coldplay hanno di nuovo confermato la loro presenza nell’olimpo dei giganti da stadio.
Tra le poche certezze nella vita, quando si va ad un loro concerto sai già che ne uscirai meravigliato. Oramai è da anni che lo show dei Coldplay, portato in giro per il mondo, non è solo una prova della loro versatilità in campo musicale ma uno spettacolo scenografico d’alto livello che difficilmente si dimentica.
Dopo averli visti a Berlino l’anno scorso (durante la prima leg del tour “Music Of The Spheres“, a sostegno dell’ultimo album del gruppo), finalmente è toccato anche all’Italia. Dopo le due date a Napoli, ecco finalmente il loro ritorno allo stadio degli stadi: San Siro.
Oramai si sa che la scaletta è più o meno la stessa. Il giusto equilibrio tra canzoni del vecchio repertorio e del nuovo è ben bilanciato, ad accontentare i fan della prima ed ultima ora. Per questo chi va ad un concerto come il loro, non può uscirne non soddisfatto. Soprattutto dopo quest’ultimo tour, che ha visto il ritorno di grandi e gloriosi pezzi del passato.
Un’altra certezza è che sicuramente, ogni sera, questi quattro (oramai non più) ragazzi ti sorprenderanno con una chicca non da sottovalutare. Ecco perché, su 4 date, abbiamo scelto proprio di vederne almeno due ovvero la prima e l’ultima, per rimanere abbagliati dalla grandiosità della sorpresa.
Infatti, proprio alla prima data, tra le grandi hit come “Higher Power” o “Paradise” si sono affiancati pezzi che da molto tempo (se non raramente) non venivano eseguite. Si tratta di canzoni come “O (Fly On)” dall’album “Ghost Stories”, cantata con una fan sul B-stage a metà del concerto, o le vecchissime “Sparks” e “Don’t Panic”, dall’album “Parachutes“, direttamente sul piccolo (e sostenibile) C- Stage. Tre chicche che valevano più di ogni altra cosa al mondo. Sono state proprio queste tre scelte, assieme a “In My Place” o “Clocks” , a rendere il primo giorno unico.
Le sorprese però non sono terminate e con il passare dei giorni l’asticella si è sempre di più alzata. Infatti, durante la seconda tappa, la presenza di Zucchero e di una “Politik” acustica, ha fatto rosicare chi non era riuscito a prendere neanche un biglietto in piccionaia; il terzo giorno, a sorpresissima, Chris Martin e soci hanno pensato bene di ripescare dal calderone “God Put A Smile Upon Your Face” e “Til Kingdom Come”, facendo ritornare all’adolescenza molti spettatori che avevano vissuto proprio quel glorioso periodo.
Ma alla quarta data, l’ultima di questo tour italiano, hanno dato il meglio di sé rispolverando una “Swallowed In The Sea” dal terzo album “X&Y” e una “Politik”, in versione non acustica, spettacolarmente cazzuta. E poi, dopo di nuovo “Sparks”, la presenza a sorpresa di Elisa che ha incantato gli oltre 50.000 spettatori con il duetto di “Eppure Sentire”.
C’è chi dice che “dopo la Viva la Vida i Coldplay sono finiti” o chi, invece, si è proprio avvicinato alla band grazie alle nuove produzioni degli ultimi anni. La soggettività non è da attaccare, ma da rispettare. Possono piacerti ora più di prima o puoi odiarli come non mai per la fine che hanno fatto.
Le loro produzioni rimangono alte, la scrittura dei testi sicuramente meno. Ma ciò non toglie che i Coldplay, dopo queste sei date italiane, delle quali 4 solo a Milano, hanno raggiunto un livello di bravura e spettacolo che pochi si possono permettere di portare in scena. Finalmente hanno raggiunto l’olimpo dei giganti da stadio, poiché non solo portano in giro uno show difficile da dimenticare, ma perché ogni sera riescono (e riusciranno) ad accontentare anche il fan più esigente e critico.