Beca è uno che parla pane al pane e vino al vino, che se che la parola “amare” s fa sempre rima con “mare”, ma anche con “naufragare”, “risalire”; o con “setacciare”, nel senso di perdersi passeggiando sulla spiaggia sempre nuova delle nostre domande senza risposta, provando a tracciare un sentiero di “Conchiglie” per ritrovare la via di casa: è questo il modo più melenso (e accorato) di presentarvi il disco d’esordio di Beca, “Conchiglie” (La Rue Music Records), da qualche settimana disponibile su tutte le piattaforme di ascolto digitale.
Potevo, dato il tenore della mia infatuazione, non fare qualche domanda al cantautore viareggino?
Beca, bentrovato su questo colonne. Allora, partiamo col parlare un po’ di te: ti abbiamo scoperto con “Aurora“, e abbiamo sentito che in quel tuo ritorno ci fosse qualcosa di diverso rispetto al tuo recente passato… è così?
Si assolutamente, trovare il proprio suono è un percorso che passa attraverso numerosi tentativi e cambiamenti, e ora come ora sento di averne trovato uno che mi si cuce piuttosto bene addosso. Vero è che non c’è mai un punto di arrivo quando si parla di musica, cerco di trovare sempre nuove fonti di ispirazione, nuovi stimoli e di conseguenza in futuro potrebbero esserci dei cambiamenti.
Dopo poche settimane, e a pochi giorni dall’uscita del tuo album d’esordio, vede poi la luce “Caffè”… da quanto stavi lavorando a questo percorso?
Ho cercato di comportarmi in maniera più professionale possibile, facendomi affiancare da un ottimo team di lavoro, con il quale ho pianificato i modi e i tempi con cui fare uscire l’album. Per quanto riguarda la scrittura dei pezzi, il più “vecchio” risale a circa un anno e mezzo fa.
Due brani, “Aurora” e “Caffè”, che ben hanno preludiato all’uscita di “Conchiglie”. Il mare, l’abbiamo capito, è uno degli elementi fondamentali del tuo modo di fare musica. Perché?
Il mare è nella mia vita una presenza costante che mi trasmette tanta tranquillità, ma nel frattempo lascia intravedere nei giorni di mareggiata anche il suo lato energico e anche distruttivo. Sono immagini e riferimenti che mi colpiscono molto. Inoltre solo la sua presenza si riesce ad avvertire nell’aria. L’aria salmastrosa che si avverte nelle città di mare è sinonimo di casa.
Se dovessi individuare dei nuclei portanti a livello tematico in “Conchiglie”, quali sarebbero?
“Conchiglie” è un album puramente autobiografico, dove cerco di raccontare al pubblico le vicissitudini di un giovane adulto che si scontra con le sfide che la vita gli mette davanti. Un ruolo importante hanno sicuramente le storie amorose, che alla mia età rappresentano la fonte più potente di emozioni e sensazioni.
Esiste un motivo per il quale hai cominciato a scrivere? Che rapporto hai con la scrittura, cosa significa per te “scrivere”?
Non è stato amore a prima vista con la scrittura. Io a scuola ero quello che aveva 9 a matematica e 5 a italiano, per dirla tutta. Crescendo però mi sono avvicinato molto di più alla lettura e questo sicuramente mi ha aiutato nel capire non solo cosa volessi comunicare, ma anche come comunicarlo. Piano piano ho iniziato a prendere confidenza con la penna e adesso scrivere dei miei problemi: mi aiuta anche a visualizzarli e focalizzarli meglio. È un po’ come fare una seduta dallo psicologo con se stessi.
Ora non possiamo che aspettarci di vederti dal vivo: hai già in programma quale data? Quali saranno i tuoi prossimi spostamenti promozionali?
Assolutamente. Il primo live è stato organizzato proprio la sera di uscita del disco. Abbiamo organizzato il release party sulla spiaggia, tra gli ombrelloni di uno dei più conosciuti stabilimenti balneari, e ne sono rimasto molto soddisfatto. Poi per il resto dell’estate cercherò di spostarmi il più possibile per fare conoscere i miei pezzi.