Il nono album dei Black Rainbows continua a mantenere alto il livello, il tempo non ha assolutamente intaccato l’energia creativa, l’intensità magmatica e la viscerale potenza del trio italiano. “Superskull” è un disco avvincente, veloce e ricco di paesaggi interessanti, nei quali i riff stoner-rock si intrecciano a divagazioni sonore psichedeliche e space-rock, dando, di conseguenza, alle dodici canzoni una consistenza capace di evadere lo spazio-tempo, le leggi fisiche dell’universo e soprattutto la strisciante e morbosa negatività che pervade il nostro violento, ingiusto e bellicoso presente.
I Black Rainbows ci forniscono un’apertura salvifica, un passaggio emotivo verso una visione più inclusiva, amorevole, vibrante e gioviale del mondo; c’è, infatti, una carica energica fresca, giovanile e policromatica che pervade i loro brani e non si tratta della semplice nostalgia che, solitamente, si prova nei confronti delle leggende e dei miti del proprio passato, ma è qualcosa che, invece, vorrebbe impadronirsi della nostra quotidianità, dei nostri sentimenti e pensieri attuali, dando così origine a prospettive più positive, ad orizzonti più favorevoli, nonché ad un legame che possa congiungere il vivere giornaliero, con le sue improvvise accelerazioni e le sue pause, con tutto quello che è al di sopra delle nostre forze e delle nostre capacità. Con tutto ciò che è nell’infinitamente grande del cosmo e nei meandri più invisibili e microscopici della natura. In tal senso, il disco tenta, attraverso un percorso appassionato e grintoso, di trovare quell’equilibrio che ci permetterebbe di sentirci veramente felici e appagati, senza distruggere tutto quello che ci circonda e di cui, anche noi stessi, siamo parte.
Queste divagazioni conducono le sonorità stoner rock della band verso riflessive e vorticose trame heavy-blues che danno voce alle nostre intuizioni e alle nostre percezioni più intime, permettendo loro, per una volta, di riversarsi all’esterno, senza il timore di essere zittite dal caos, dalle ansie e dagli affanni materiali che, solitamente, assumono il controllo delle nostre scelte, delle nostre azioni e dei nostri comportamenti. È il momento della calma, della tranquillità, della meditazione, prima che la tempesta e le onde sonore esplodano, nuovamente, con tutta la loro dirompente e focosa tensione funkeggiante, elettrica e metallica, in maniera tale da concludere un lavoro brillante che è destinato ad accompagnare, per sempre, i nostri ascolti, le nostre inquietudini, le nostre domande e le nostre ricerche notturne.