Dopo il successo del disco dal titolo “Woodstock”, grazie al singolo vincitore dell’ambito Grammy “Feel It Still”, il super gruppo Oregon-based è tornato con un album celebrativo. Ai Portugal. The Man, Chris Black ha cambiato veramente la vita.
La carriera di questo super collettivo di artisti non inizia nel 2017. La loro storia li vede attivi da quasi un ventennio, ma per le solite ragioni di mercato solo ora il successo è veramente arrivato. E pensare che il sound che ora possiamo ascoltare si allontana radicalmente da quello degli inizi. Infatti è proprio da “Woodstock” che i generi iniziano ad essere mischiati, un po’ più urban e hip-hop, un po’ più indie e dance.
“Chris Black Changed My Life” è sicuramente lo stesso percorso intrapreso sei anni fa: infatti non solo troviamo le stesse sonorità, con le aggiunte di qualche nota gospel e R&B, ma anche lo stesso modus operandi nei confronti della produzione che si arricchisce di molti e graditi featuring.
In tutto questo vi chiederete chi possa essere Chris Black. Questo protagonista era il collante della band, colui che li teneva insieme grazie alle battutine al momento giusto, alle risate coinvolgenti provate. Purtroppo però, nel 2019, Chris è deceduto improvvisamente lasciando un grande vuoto. Il frontman Gourley, assieme al resto della band, ha voluto quindi omaggiarlo con un disco di ricordi e di messaggi politici molto importanti per i momenti che stiamo vivendo.
Il disco si apre con “Heavy Games”, piano e voce dai sapori R&B della durata di un minuto con un testo alquanto semplice ed agrodolce. “Now I’m fucked up forever”, non proprio il massimo per iniziare. Questo brano si unisce molto male alla successiva “Grim Generation”, con una bassline interessante e le sue funky percussioni che, almeno, porta un quasi messaggio ottimistico.
In “Thunderdrome”, con un messaggio diretto come sempre all’America e al suo stile di vita, troviamo delle chitarre quasi psichedeliche e un mood molto chilled che quasi ci sembra la colonna sonora in decapottabile per le strade di Los Angeles. A seguire i due singoli che hanno anticipato l’album, “Dummy” e “Summer of Luv”, che sulla linea hanno quello stile da ricerca della canzone super mainstream dell’estate. Le produzioni sono come sempre buone, orecchiabili i sound tra dance e funky con qualche nota di hip-hop e di sax.
In “Champ”, dall’apertura con sola batteria, il testo si incupisce con messaggi umanitari quali l’abolizione delle frontiere. In questo brano gli stili sono sicuramente più variegati del solito: dai synth alle chitarre anni ’60, da un new-jazz ad un’esplosione quasi heavy metal.
Con questo nuovo album, sicuramente i Portugal. The Man hanno continuato quello già iniziato sei anni fa. La loro bravura risiede nelle ottime produzioni strumentali, meno nella scrittura. Certe volte si ha la sensazione che il sound così scanzonato, un po’ giocoso e ribelle, non sia in linea con il messaggio che la band vuole trasmettere. Tantissimi anni fa, invece, le due cose andavano quasi sullo stesso binario rendendo il tutto un ottimo prodotto musicale. Morale della favola? Questo gruppo rimane uno dei più interessanti della nuova scena americana ed è giusto che sia così. Portano in alto la bandiera dell’anticonformismo, della rivolta, dell’uguaglianza. Tutto questo anche grazie a Chris Black.