Si intitola “Thanks For Reaching Out” il dodicesimo album solista dell’artista britannico Jim Bob, cantante e chitarrista di quei Carter The Unstoppable Sex Machine che, una trentina di anni fa, ottennero più di qualche successo nel Regno Unito (da ricordare il primo posto in classifica conquistato con “1992 – The Love Album”).
Dalle dodici canzoni che compongono il lavoro emerge in maniera chiara tutto l’amore che l’autore prova per la nobile tradizione del rock inglese. Un viaggio musicale della durata inferiore ai quaranta minuti che attraversa le sonorità più colorate e gustosamente pompose del glam, del punk, del power pop e della new wave.
Il lavoro non brilla per originalità ma il sound è fresco e divertente. Un album che ha il gusto di una festa all’insegna della musica dal vivo, da dare in pasto a un pubblico composto da persone che amano trascorrere il loro tempo libero tra arene e pub affollatissimi. Questo nonostante la presenza di non poche ballad o semi-ballad dai toni malinconici (ma neanche troppo, come ben ci dimostra la scanzonata “goesaroundcomesaround”).
Jim Bob ci mette la sua comprovata esperienza di songwriter di livello, curando con la massima attenzione gli arrangiamenti e il lato melodico dell’opera. Il disco ha un suono potente (molto è legato alla presenza costante di tastiere, organi, pianoforti e fiati di ogni tipo) e scorre via in maniera piacevole, tra brani pieni di energia (“The Day Of Reckoning”, “Toxic Man”, “Sebastian’s Gone On A Ridealong”) e momenti più soft e intimi (“This Is End Times”, “We Need To Try Harder (We Need To Do Better)”, “Befriend The Police”).
Una buona prova per Jim Bob, un artista un po’ dimenticato dalle nostre parti ma ancora capace di dire la sua nonostante i lunghi anni già trascorsi sui palcoscenici. Un disco consigliato in maniera particolare agli estimatori del rock britannico più classico e “largo” nella sua accezione con influenze che vanno da David Bowie ai Buzzcocks, passando ancora per The Teardrop Explodes, Slade e Dexys Midnight Runners.