Credit: Marco Olivotto

Un ritorno urgente e necessario quello degli Estra, figlio della voglia di dire cose importanti in tempi minacciosi quando servono più che mai voci contro, quello che la band trevigiana è fondamentalmente sempre stata. Proviamo dunque a riannodare i fili di ciò che fin qui è successo ripercorrendo una storia musicale iniziata con due album autoprodotti tra il 1992 e il 1994 (“Mentre Il Mondo Era Fuori” e “L’Assedio N.2″) proseguita con “Metamorfosi”, “Alterazioni”, “Nordest Cowboys”, “Tunnel Supermarket”, il doppio live “A Conficcarsi In Carne D’Amore”.

Bonus Track # 2 – Veleno Che Resta
2014, da “Veleno Che Resta singolo”

Uno dei brani sciolti e randagi usciti in questi anni, dopo il mini tour del 2014 che sembrava un addio e invece era un solo un arrivederci. Lucido e amaro, dichiarazione d’intenti e rivendicazione di rara potenza come in altri tempi era stata “Tecnica Di Rilassamento”. “Quel che resta siamo noi” ed è già molto, forse tutto, comunque abbastanza.

Bonus Track # 1 – Risveglio
1997, da “Alterazioni”

Ieri che diventa oggi, un “Risveglio” che mantiene intatta la voglia di vivere e sognare che aveva nel 1997 quando uscì “Alterazioni” album feroce e accorato, ben bilanciato tra momenti di furia rock e attimi d’improvvisa quiete, con tutto ciò che tra i due estremi poteva esserci di significativo e liberatorio, immediato ed efficace.

10. – Qui Grandinò
1992, da “Mentre Il Mondo Era Fuori”

1992. “Mentre Il Mondo Era Fuori” Giulio “Estremo” Casale, Abe Salvadori, Eddy Bassan, Nicola “Accio” Ghedin entravano in quello della musica con otto brani ormai quasi introvabili tra cui spiccava “Qui Grandinò” che è stata riproposta anche in concerto, segno evidente di quanto rappresenti ancora oggi l’identità della band trevigiana.

9. – Pietà
1996, da “Metamorfosi”

Un disco che non scendeva a compromessi “Metamorfosi”. Gloriosamente rumoroso, graffiante ma capace di sorprendere con momenti di pura vulnerabilità. L’album di “Intimo” e “Non Canto”, sferzante in “Va Meglio” e anarchico in “Troppe Regole”. Aperto da “Pietà”, brano meno ricordato ma sorprendentemente contemporaneo.

8. – Drugo
1999, da “Nordest Cowboys”

L’intensità di “Drugo” serve a ricordare ancora una volta “Nordest Cowboys” – lo avevamo già fatto a tempo debito qui – un disco di fine millennio che raccontava paure e aspirazioni, un futuro che era presente e non ancora passato tra eroi che tradivano, il mondo che stava velocemente cambiando e mille dubbi di un domani tutto da inventare.

7. – Cattolico
1996, da “Metamorfosi”

“Cattolico” è forse il brano più esplicito nel mettere in dubbio certi modi di pensare,  col suo ritmo incalzante e  l’impertinenza delle chitarre e del basso che partono decisi e alla fine trovano groove particolari e non certo scontati. Altra “Metamorfosi” di un album che ne regalava diverse, sempre in cerca di quei limiti da superare.

6. – Sacrale
2001, da “Tunnel Supermarket”

Il lato più poetico degli Estra, una canzone che cambia anima se ascoltata in versione acustica o in quella più grintosa,  viscerale con archi di “Tunnel Supermarket”. Resta intatta l’urgenza dei sentimenti, rabbia e passione, la consapevolezza e il bisogno di reagire che legano questo brano a illustri predecessori come “Un Varco” e “Preghiera”.

5. – L’Uomo Coi Tagli
1996, da “Metamorfosi”

Immancabile, uno dei brani simbolo degli Estra. Un “orizzonte di nessun giorno” con le sue chitarre distorte e grintose, la tensione allucinata di un testo che si fa racconto  inquietante e riuscito non viene mai meno fino al coro finale. Requiem e adrenalina in quasi sei minuti di grande atmosfera. “Resto appeso / Nei pomeriggi arreso“.

4. – Hanabel
1997, da “Alterazioni”

Le donne degli Estra: “Giulia”, “Madeleine” e ovviamente “Hanabel” protagonista di questa delicatissima, sognante ballata scritta in punta di penna e suonata con destrezza. Poesia dicevamo ecco in queste righe e note ce n’è molta per mettere in musica fragilità e coraggio, forza e dolore.

3. – Passami Da Dentro
1996, da “Metamorfosi”

Poesia parte terza, quella di “Passami Da Dentro” ballata rock in crescendo continuo, passionale e ritmata con un ritornello che trascina e il basso tenuto alto nel mix. Uno dei brani più intensi e appassionanti , pari merito con l’evocativa “Ai Tuoi Occhi” che non è qui presente solo per motivi di spazio, con un testo che non cessa mai di immaginare nuove vie e forme d’espressione.

2. – Miele
1997, da “Alterazioni”

Ancora “Alterazioni”  e ovviamente l’urlo di “Miele”  come antidoto a un triste mondo senza memorie, sintetizzato da quel “Goodbye?” a cui non manca mai il punto interrogativo. Altro brano simbolico e significativo, che non perde mai quella carica ribelle e rumorosa che mantiene vivo il ricordo.

1. – Vieni
1999, da “Nordest Cowboys”

Invito, esortazione, monito e narrazione accorta quella di “Vieni”  che resta un brano imprescindibile nella storia degli Estra per suono e spessore. Altra canzone che punta molto sulla dinamica tra testo e musica in quattro minuti intensi e vitali, che non hanno perso in questi anni la capacità di porre e porsi domande con lucidità.