“Secret Invasion” è il prodotto Marvel con il più alto squilibrio tra aspettative (maxi-evento su invasione aliena globale) e risultato (‘Agents of SHIELD’ ma con un livello produttivo che oscilla tra “Libeccio” e “Gli occhi del cuore”).
In considerazione della vastità della storia che andava a raccontare doveva essere una roba grossa, una serie di spionaggio con la paranoia dell’invasione aliena, tensione, colpi di scena e azione.
Niente di tutto questo.
È stata una storiella pigra con protagonista Nick Fury vestito come il tizio del Tonno Insuperabile e qualche skrull con poraccissime mascherine di gomma verde. In 6 puntate c’è Nick che si siede a parlare qua e là (al ristorante, al bar, al tavolo della cucina di casa sua), c’è appena un noto personaggio Marvel che si rivela essere uno skrull (e te lo sgamavi già nel primo episodio), ci sono plot-twist telefonati col telefono a rotella della SIP e c’è Emilia Clarke nel ruolo della donna forte (alla fine anche troppo forte, per la miseria) col solito carisma da comodino Ikea. Si salva solo una brillante, per quanto marginale, Olivia Colman.
Ci si è soffermatI tanto a polemizzare sulla sigla dello show realizzata da un’IA ma ci si dovrebbe indignare di più per come è stata scritta la serie: senza fantasia né personalità. Una cosa talmente scialba che è inevitabile chiedersi se un algoritmo non avrebbe partorito di meglio.
L’impressione ultimamente con le robe Marvel è che si siano invertiti i fattori che dovrebbero portare alla produzione di un film o una serie: autori degni di definirsi tali dovrebbero avere un’idea valida e concreta su come adattare e rimodellare una storia a fumetti in un altro medium, invece sembra che si prendano storie e personaggi e poi, a fatica, ci si sforzi di costruirci pigramente sopra una produzione live-action.
Io mi sto stancando di seguire questo carrozzone e mi sembra che in generale la presa sul pubblico si stia parecchio allentando.