C’è sempre qualcosa di enigmatico negli album di Dot Allison, che con grazia e maestria ha impreziosito il mondo della musica non solo scozzese prima con gli One Dove e poi da solista senza dimenticare l’incredibile numero di collaborazioni che ne hanno caratterizzato la carriera (Scott Walker, Massive Attack, Paul Weller, Arab Strap, Kevin Shields, Pete Doherty, Xenomania giusto per citare alcuni nomi).
Il nuovo album “Consciousology” è a suo modo un disco collaborativo, che vede Dot Allison affiancata dalla London Contemporary Orchestra, da un gruppo di suonatori d’archi scozzesi con arrangiamenti curati da Hannah Peel e da Andy Bell dei Ride alla chitarra. Prodotto dalla stessa Allison e da Fiona Cruickshank introduce suoni psichedelici nel sound della polistrumentista scozzese.
Arrangiamenti orchestrali e la voce soffusa e delicata di Dot Allison danno il benvenuto in “Shyness Of Crowns” che non rinuncia all’elettronica in alcuni passaggi chiave ma lascia che a condurre i giochi sia l’Orchestra in continue sovrapposizioni sonore. “Unchanged” che profuma di shoegaze e la raffinata e sperimentale “Double Rainbow” sono le tracce in cui compare un Andy Bell che non cerca il colpo ad effetto in nessuno dei due casi, adattando il suo stile a un crescendo leggero, per nulla esplosivo ma decisamente evocativo.
Ballate di classe (“Bleached By The Sun”) e altre dal mood misterioso come “Moon Flowers”, l’elettronica di “220Hz”, “Milk And Honey” drammatica e quasi sussurrata, gli accordi psych folk di “Mother Tree”, la chiusura con “Weeping Roses” e le sue armonie vocali ripetute e virtuose completano questi quarantuno minuti. Un album elegante “Consciousology” che cerca punti di contatto non scontati tra mondi lontani fra loro. Nove brani fragili, ipnotici e affascinanti che vanno assimilati con calma perché rivelino il loro carattere ammaliante.