Lo scrivo io questo articolo. Io che sulla schiena ho un tatuaggio con il logo della band, l’elettroencefalogramma che diventa piatto e la scritta “Can’t Lose You”. Io che ho sempre venerato Peter Steele. Io che quel dannato 14 aprile 2010 mi sono trovato a piangere come un bambino. Ci manchi Peter, mi manca la tua ironia, il tuo talento, il tuo sguardo tenebroso e quella magia che sapevi infondere ad ogni tuo brano. Lo scrivo io ma non userò tante parole, perché non riuscirò mai a ricreare qui quell’emozione che mi pervase al primo ascolto di “Bloody Kisses”, non riuscirò mai a descrivervi bene quel brivido sottile che già la copertina sapeva infondere…le parole non basteranno mai, non saranno mai adeguate. Già lo so.

Fedele alla polita che i “suoi” TON, dopo i primi deraglianti e brutali lavori, erano pronti a diventare un mix tra Black Sabbath e Beatles, ecco il Nostro cambia registro e passa dall’hardcore deviato e imbastardito a un gothic metal che abusa di organo Hammond. Era tempo di “Bloody Kisses” che, diciamocelo, diventerà un classico della band ma nello stesso tempo anche un classico degli anni ’90.

Se ogni tanto (ma poco poco) il passato robusto, veloce e incazzoso della band fa capolino, quello che veramente predomina nell’album sono i ritmi più dilatati, i toni scuri, funerei, malinconci, con sguardi più che ammiccanti al doom, vedi la title track, che è tanto pesante quanto disperata. Peter e la sua truppa viaggiano alla perfezione sui brani più lunghi ed eleborati. “Christian Woman” è praticamente una sinfonia in più parti con arrangiamenti che variano e catturano, tanto morbidi e delicati quanto taglienti e potenti nel finale, mentre la tenebrosa, sarcastica e ironica “Black No. 1” riesce pure a citare, nei suoi 10 minuti epocali, la famiglia Addams con quelle dita schioccate.

Cambi di tempo spiazzanti e travolgenti ci colpiscono duro in “Kill All The White People” e “We Hate Everyone”, tanto hardcore quanto capaci di rovistare nel torbido e nella lentezza sabbathiana.

Quello che colpisce è come la band abbia lavorato benissimo sulle melodie, perché ogni canzone rimane in testa, lunga o corta che sia, pesante o leggera che sia, disperata o toccante che sia. E sì, perché i Type sanno pure essere sbarazzini a modo loro, basti pensare alla doppietta “Summer Breeze / “Set Me On Fire”, salvo poi spezzarci il cuore con quel sitar struggente in “Can’t Lose You”, piazzata proprio alla fine, lasciandoci senza fiato. Palma d’oro del ritornellone più micidiale va (in coabitazione con “Black No. 1”) a “Too Late: Frozen”, altra canzone lunga e dai mille volti sonori, ma con questa melodia micidiale semplice semplice che ti si appiccica in testa (“It’s too late, It’s too late, It’s too late, Too late for apologies!“).

E poi come dimenticare quell’avviso sul retro di copertina: “Don’t mistake lack of talent for genius“. Questa è proprio roba alla Peter Steele. Cazzo se mi manchi.

Pubblicazione: 17 agosto 1993
Genere: gothic metal
Lunghezza: 73:28
Label: Roadrunner
Produttore: Peter Steele, Josh Silver

Tracklist:

  1. Machine Screw
  2. Christian Woman
  3. Black No. 1 (Little Miss Scare-All)
  4. Fay Wray Come Out and Play
  5. Kill All the White People
  6. Summer Breeze
  7. Set Me on Fire
  8. Dark Side of the Womb
  9. We Hate Everyone
  10. Bloody Kisses (A Death in the Family)
  11. 3.0.I.F.
  12. Too Late: Frozen
  13. Blood & Fire
  14. Can’t Lose You