Cinesi. Arabi. Terroristi. Fottuti froci. Magari quelli che abitano dall’altro lato della strada. Ma sì, è sempre stato molto semplice convincere la gente che il problema è qualcun altro e che se gli darai la caccia, se lo prenderai, se lo metterai, finalmente, al muro, le cose, allora, miglioreranno, andranno per il verso giusto, tutti avranno ciò di cui hanno bisogno per vivere felicemente e questo mondo diventerà un luogo più giusto, più sicuro e più pacifico.
Cazzate.
Cazzate che costituiscono solamente il carburante umano per alimentare la macchina; la stessa macchina che trasformò la Repubblica di Weimar nel sanguinario, folle e criminale regime nazista; la stessa macchina che concepì il colonialismo britannico e delle altre potenze europee; la stessa macchina che, dietro la sua ipocrita e meschina idea di democrazia esportata, brama solamente impadronirsi di risorse e di ricchezze naturali che non le appartengono; la stessa macchina che continua a tenere in scacco e in condizioni di utile e bellicosa povertà le nazioni africane; la stessa macchina che impedisce ai palestinesi di avere la propria terra o alle donne iraniane di rivendicare i propri diritti civili e la propria libertà; la stessa macchina che abbiamo visto guidare a Ronald Reagan e a Margaret Thatcher, e poi a George W. Bush e Donald Trump, per arrivare, oggi, a Vladimir Putin e a tutti quei leader che continuano a discriminare, a manipolare, a tiranneggiare, ad impedire, a punire, ad ammazzare.
La macchina ha i suoi antichi meccanismi di violenza e sopraffazione, scritti con i sassi e con i bastoni, con le frecce e con le spade, con i proiettili e con i cannoni, per giungere così, un torto dopo l’altro, un sopruso dopo l’altro, ai droni, ai missili, alle bombe atomiche, mentre le lancette di quell’orologio fatale si avvicinano, sempre più, all’istante della fine.
Cosa succederà dopo? Non ci sarà più nessuno da controllare, nessuno da inseguire, nessuno da sfruttare, nessuno da uccidere. Nessuno. Solo un enorme vuoto, un enorme spazio vuoto dove, un tempo, tutti noi eravamo soliti parlare, amare, arrabbiarci, piangere, correre, nascondersi, sorridere, sognare.
80 anni di impegno musicale e politico per la pace, affinché le persone possano rendersi conto che la guerra non è un gioco – anche se molti leader politici si comportano come se lo fosse – quelle immagini di esplosioni, di distruzioni, di macerie, non sono una forma di intrattenimento mediatico, ma sono vittime, sacrifici umani, morti ingiustamente ammazzati da entrambi i lati del Giordano.
“La voce era sempre stata lì. Nascosta tra le pietre dei fiumi. Nascosta in tutti i libri. Nascosta in bella vista. Era la voce, della ragione.“