Ci sono album che si riconoscono da una sola nota. Basta il sassofono di Dana Colley in “Dawna” ad esempio, per sapere che stiamo ascoltando “Cure For Pain” il secondo album dei Morphine uscito il quattordici settembre di 30 anni fa. E se non fosse sufficiente basterebbero sicuramente la voce sinuosa e le note scure, ritmate del basso slide a due corde del compianto Mark Sandman che sembrano fondersi perfettamente con la batteria suonata a turno da Jerome Deupree e Billy Conway. Un anno prima di “Cure For Pain” era uscito “Good” e in molti pensavano che sarebbe stato dannatamente difficile per il trio far meglio delle atmosfere noir di “Claire”, “Do Not Go Quietly Under Your Grave” o “You Speak My Language” (giusto per citare alcuni brani di un album splendido che meriterebbe un discorso a parte).

Invece i Morphine hanno dimostrato che l’ispirazione bruciava ancora tra le dita, nella voce e nei testi di Mark Sandman scritti con Jack Kerouac, Jim Thompson, James Ellroy come numi tutelari. C’erano ancora storie da raccontare e donne (tante donne) a cui fare visita. Le donne, grande passione di Mark. Quelle chiamate per nome (Candy, Mary, Sheila) e quelle nascoste tra le righe di “Thursday”, “All Wrong” e “Let’s Take A Trip Together”. Forse incontrate per caso durante una delle tante avventure della sua vita randagia prima di formare i Treat Her Right e poi i Morphine. Quando si barcamenava tra mille lavori (il tassista, il pescatore, il muratore) e con i soldi guadagnati viaggiava, lasciando Cambridge, Boston e il Massachusetts per scoprire un’altra America fino a spingersi in Alaska, in Brasile e in Belize.

Erano una macchina da guerra perfettamente oliata, i Morphine: compatti, fluidi, capaci di improvvisare entro limiti sempre molto definiti, senza mai deragliare. A chi faceva notare (o addirittura contestava) l’assenza di una chitarra solista Mark Sandman replicava che suonare un basso a due corde gli consentiva di ottenere un suono pieno, basato sul ritmo più che i sui virtuosismi fini a se stessi. E con diverse combinazioni armoniche i Morphine si sono sempre divertiti a sperimentare, sfoderando accordi dolcissimi con cui accompagnare “In Spite Of Me” (con Jimmy Ryan dei Blood Oranges al mandolino) o mettendo all’opera uno dei tanti strumenti che Sandman si divertiva a inventare. Il tritar ad esempio: due corde di chitarra e una di basso per trovare il bilanciamento perfetto tra le note.

Il groove creato dai Morphine era ed è senza tempo. Capace di sopravvivere ai decenni e all’orribile morte di Mark Sandman, in un brutto giorno di inizio luglio 1999 sul palco di un festival chiamato “In Nome Del Rock” a Palestrina (ne parla “Cure for Pain – The Mark Sandman Story” bellissimo documentario uscito qualche anno fa). A festeggiare il compleanno di “Cure For Pain” sono rimasti Dana Colley e Jerome Deupree che insieme al chitarrista Jeremy Lyons hanno formato i Vapors Of Morphine, l’ultima delle tante incarnazioni musicali con cui continuano a portare in giro per il mondo l’eredità  lasciata da Mark Sandman (e non solo). Il secondo album dei Morphine non invecchia, non perde colpi, ora e sempre al servizio di chi ascolta.

Data di pubblicazione: 14 settembre 1993
Registrato: Q Division (Boston) Fort Apache, Cambridge (Massachusetts)
Tracce: 13
Lunghezza: 37:11
Etichetta: Rykodisc
Produttori: Paul Q Kolderie, Mark Sandman

Tracklist
1. Dawna
2. Buena
3. I’m Free Now
4. All Wrong
5. Candy
6. A Head With Wings
7. In Spite of Me
8. Thursday
9. Cure for Pain
10. Mary Won’t You Call My Name?
11. Let’s Take a Trip Together
12. Sheila
13. Miles Davis’ Funeral