Ci voleva una ventata di aria fresca nel panorama musicale nostrano, specie se aderente all’ambito pop, laddove sempre più prodotti (e non viene utilizzato questo termine a caso) paiono omologati in quanto a temi, suoni e produzioni. Gli Autoradio, giovane quintetto della provincia di Cuneo, sono qui appunto per ricordarci che è ancora possibile realizzare dischi godibili e “leggeri”, senza per questo risultare banali o superficiali.
Il loro nuovo album, intitolato “Ultrapop” – che più che nella valenza letterale bisogna intendere come “oltre il pop”, inserendovi dentro quindi vari elementi filtrati dalle rispettive esperienze dei singoli elementi (Alessandro Bertolino, chitarra e voce; Alfio Bertolino, basso e voce; Matteo Bessone, chitarra e voce; Lorenzo Turco, tastiere e voce e Giuseppe Crimi, batteria subentrato nel bel mezzo delle registrazioni a Nicholas Basso, col gruppo dagli inizi) – mescola infatti diversi stili e generi musicali, evidenziando una forte componente melodica unita a liriche dirette e al più spensierate (nonostante non manchino brani più impegnati, come ad esempio “Ehi Amico”).
Caratteristiche che ne farebbero dei potenziali hit-makers radiofonici, se solo qualche casa discografica avesse il coraggio di andare oltre quello che tira al momento sul mercato. Non mancano di certo in questo album canzoni dall’alto tasso melodico accompagnate da una buona perizia tecnica: tutti fattori che hanno indotto l’ufficio stampa A-Z Press a puntare su di loro, cogliendone i punti di forza e assecondandone l’indole. Non si è fatta pressione affinchè uscissero subito allo scoperto, in quello che è un percorso insomma piuttosto anomalo se rapportato a tanti esponenti pop in voga al momento, da cui però non si sentono molto accomunati.
In effetti gli Autoradio, pur essendo mediamente una band under 30, sembrano aver davvero poco a che spartire con artisti coevi, sia per background che per come connotano la loro proposta musicale.
Il loro è un miscuglio come detto ben composito, dove è facile riscontrare fragorosi momenti di rock’n’roll (nell’incalzante “Amore mio non temere perché), pop di derivazione sixties al confine col beat (nella vivace “Biglietto per Madrid”, con i suoi irresistibili coretti), indie-rock nell’orecchiabile “Franco (se posso essere)” e perfino echi di prog nella conclusiva “Io ti comprerei” che con la sua lunga coda strumentale ha dato modo ai ragazzi di dimostrare le proprie abilità con gli strumenti.
Ma a rendere il tutto assai variegato sono anche gli arrangiamenti con cui i Nostri si divertono a rivestire alcuni brani, penso in particolare alle sfumature reggae di “Bomba in casa” che potrebbe appartenere al repertorio anni settanta di Renato Zero o ai cenni ska dell’irriverente “Ma senza motivo”. Non tutto ovviamente appare ben a fuoco ed è possibile scorgere dei momenti meno ispirati dove alcune soluzioni letterarie paiono forzate (“Benvenuti a tutti” risulta una dichiarazione di intenti un po’ stereotipata), ma nel complesso il disco scorre via che è un piacere, lasciando all’ascoltatore delle good vibrations.
Non hanno inventato niente in fondo ma la particolarità degli Autoradio sta proprio nel saper assemblare tante suggestioni provenienti da epoche musicali lontane in modo da suonare originali e riconoscibili, tutto il contrario di come apparivano ai tempi del precedente “Castadiva”, decisamente acerbo e codificato in un ambito più vicino a quello dei cantautori.
Ci hanno messo del tempo a uscire dal guscio e a immettersi sul mercato con questo lavoro (che raccoglie inediti disseminati negli ultimi anni) ma col senno di poi la scelta si è rivelata vincente per compiere quella evoluzione stilistica e di personalità che ne denota una crescita su più livelli.