C’è qualcosa di profondamente romantico nel potere catartico della musica. Soprattutto quando quest’ultima ti piomba addosso come un’improvvisa pioggia autunnale, lasciando dietro di sé il profumo della malinconia e della speranza. Un po’ quel che avviene ascoltando il nuovo album dei Cupid & Psyche, “Romantic Music”, del resto. Il duo indie-rock di Los Angeles, composto da Michael Vidal e Juan Velasquez (ex membri della band punk, Abe Vigoda), infatti, ha realizzato un album diviso a metà fra le frustrazioni della vita quotidiana e la voglia di reagire ad esse provando a tirar fuori il meglio di sé.
Non a caso, si tratta di un lavoro la cui fase embrionale risale ai tempi della pandemia. Otto brani che spaziano magnificamente dallo shoegaze di matrice 90’s al pop-rock più dark degli Eighties, catapultando l’ascoltatore in un’atmosfera dolceamara che si sposa perfettamente con il mood quasi poetico dei testi scritti da Vidal.
Romantic Music”, la title-track che apre le danze del disco, si muove sui territori Anni Novanta di cui accennavamo qualche riga più su e gira intorno alla melodia evocativa del ritornello. In “Angels On The Phone”, invece, si possono ritrovare le influenze di parecchie band post-punk ottantiane, dai New Order ai Cure. Quelle dei Cupid & Psyche sono canzoni difficili da etichettare, in cui il duo californiano sembra muoversi a proprio agio in quasi tutti i generi proposti, dalla nebulosità del dream-pop di “Anxiety’s Rainbow” ai ritmi martellanti e curati in maniera quasi maniacale del trip-hop di “Serenity’s Pit”. E cosa dire delle chitarre, se non che suonano avvolgenti e intrecciate fra loro come rami di alberi secolari?
Il debut album dei Cupid & Psyche (prodotto da Andrew James Mackelvie), è l’opera eclettica di due artisti scafati che si sono messi l’uno al servizio dell’altro, senza tanti fronzoli. “Romantic Music” è un disco che fa della dualità un punto di forza più che un aspetto negativo. È impregnato, infatti, di una vibe dal sapore sia etereo che rumoroso, sia sognante che, allo stesso tempo, maledettamente cupo e decadente. In pratica, “Romantic Music” è un album d’esordio senza essere un album d’esordio. E ad avercene, oggi, di progetti del genere.