Un suono potente, massiccio e moderno. Forse un po’ troppo ritoccato in studio, ma va bene così. Perché i Prong, da veterani dell’industrial metal quali sono, possono anche permettersi piccoli artifici per rendere più incisiva la loro peculiare idea di musica pesante. A sei anni di distanza da “Zero Days” Tommy Victor e compagni tornano in pista con “State Of Emergency”, il tredicesimo album prodotto in una carriera iniziata nell’ormai lontano 1986.
Nel confronto con il passato recente non si avvertono grossi cambiamenti nello stile. Il trio newyorchese, che pure ha conosciuto diverse evoluzioni nel corso della sua lunga storia, resta legato alle certezze che gli hanno consentito di invecchiare in maniera egregia. La formula è sempre la stessa: tanta ignoranza in salsa groove metal, dosi abbondanti di thrash e hardcore, qualche richiamo all’industrial privo di elementi elettronici, vaghe sfumature post-punk e grandissima attenzione alle melodie nonostante l’anima fieramente heavy del progetto. Per estrema chiarezza, pur peccando di generalizzazione, si potrebbe parlare di un crossover tra i Pantera e i Killing Joke.
I Prong sembrano essersi un po’ “appesantiti” rispetto agli ottimi dischi prodotti nell’ultimo decennio (da riascoltare “Carved Into Stone” del 2012 e “Ruining Lives” del 2014) ma continuano a dar grande risalto al fattore dell’immediatezza. Tommy Victor, con i suoi trascorsi nell’universo punk di prima categoria (ha lavorato come tecnico del suono al CBGB di New York e da anni collabora con il leggendario Glenn Danzig), non ama perdersi in chiacchiere. Impatto ed energia sono le parole chiavi di questo “State Of Emergency”, un album privo dei guizzi del passato ma per nulla noioso.
I Prong non hanno più nulla da dimostrare ma hanno ancora la carica e l’ispirazione necessarie per portare a casa un disco di pregevole fattura fedele al loro personalissimo stile, pieno zeppo di riff granitici e ritornelli orecchiabili. È l’attenzione meticolosa ai dettagli dell’alta definizione l’arma segreta di un gruppo che, nonostante l’età, suona ancora fresco, giovane e devastante. Più che un semplice disco, quindi, “State Of Emergency” è un’impressionante botta d’adrenalina lunga 42 minuti, ricca di highlights (“The Descent”, “Breaking Point”, “Non-Existence”, “Compliant”) e non priva di piccole sorprese (la cover di “Working Man” dei Rush).