No, non è più necessaria una marcia su Roma, né una legge che istituisca il confino, la galera per i propri avversari o che legittimi, in maniera esplicita, la censura, è sufficiente constatare quanto, ancora oggi, nel 2023, vi siano leader politici ed uomini di potere – economico, mediatico, militare, giudiziario o religioso – che, con le loro scelte, i loro atteggiamenti, le loro idee, le loro parole e le loro decisioni, non fanno altro che rafforzare il modello univoco di una società discriminatoria, ingiusta, patriarcale, omofoba ed intollerante verso chiunque non si mostri conforme ai suoi schemi, per rendersi conto che il fascismo e i fascisti non si sono affatto estinti. Hanno, semplicemente, imparato a strisciare, a confondersi, a nascondersi nelle pieghe e nelle crepe di ogni democrazia.
Il pericolo, dunque, è sempre lo stesso, quello che non esiterebbe, se ne avesse l’occasione, a spezzare il sottile e poetico filo di fumo che ci tiene in vita e che ci sprona a non essere solamente fossili tecnologici, ma ci spinge a conoscere, a domandare, a chiedere, a comprendere, ad ascoltare tutto quello che succede attorno a noi, senza accettare, supinamente, la visione, alterata e opportunista, di un mondo diviso in due. Da un lato, loro, i Maiali, quelli che hanno sempre e comunque ragione, e dall’altro, noi, gli animali da controllare, da governare, da sfruttare, da manipolare, da tenere, costantemente, in uno stato perenne di paura verso un utile e prezioso pericolo imminente. Un pericolo che serve soprattutto a tenerci buoni, convincendoci che sia meglio voltarsi dall’altro lato e delegare proprio a loro, furbi e scaltri suini, ogni decisione. Ed è così che, alla fine, perdiamo la visuale del nostro orizzonte, perdiamo il nostro futuro, perdiamo il sole, perdiamo la libertà e soprattutto perdiamo la nostra umanità, convinti che la pace, la sicurezza, il benessere possano esistere solamente in uno stato di polizia, in un impero di diffidenza, di brutalità e di silenzio.
“Pericolo Giallo” è un disco profondamente attuale, è immerso, completamente, nei tempi che stiamo attraversando, nella merda in cui stiamo sprofondando, tra guerre e aperitivi serali, pulizie etniche e stupide poesie d’amore. Dodici brani con una forte connotazione politica, più maturi rispetto al passato e svincolati da quella retorica che, spesso, ha accompagnato la sinistra, mentre, musicalmente, essi strizzano l’occhio alla canzone cantautoriale italiana, senza perdere, però, le rumorose e punkeggianti coordinate sonore tipiche degli anni Novanta, quelle sferzate di energia che dovrebbero risvegliarci dal torpore virale che ha messo a tacere le nostre coscienze e il nostro spirito critico, impedendoci, di conseguenza, di avere un sole e un avvenire. E riducendo, così, ogni fatto, ogni evento, ogni missile, ogni bomba, ogni morte ad uno stupido ritornello, perché, in fondo, il fascista non può e non vuole offrire alcuna soluzione. L’unica soluzione è la veemente affermazione di sé, di ciò che é: “io sono Giorgia, io sono una madre, io sono una cristiana”. Ed è così che tutto precipita, che tutto diventa potere per il potere, a discapito di chi è diverso, di chi è altro, di chi prende atto che il mondo finisce e si mette a ballare.