Sta raccogliendo non poche attenzioni questo “Spunky!”, album di debutto dei Grrrl Gang. Trattasi di un giovanissimo trio originario di Yogyakarta, una città sull’isola di Giava in Indonesia, nato nel non troppo lontano 2016 dall’unione di Angeeta Sentana (voce, chitarra), Akbar Rumandung (basso) ed Edo Alventa (chitarra). L’esordio sulla lunga distanza arriva dopo una fortunata sfilza di singoli ed EP decisamente interessanti e promettenti, accolti con applausi scroscianti sia dal pubblico del sudest asiatico, sia dai più rispettati esperti del settore. Basti pensare che Robert Christgau, il decano della critica rock, ha regalato una bella A- al loro mini-album “Here to Stay!” del 2020.
La lista di soddisfazioni raccolte dai Grrrl Gang è in continuo aggiornamento. Impossibile non far riferimento al mezzo milione di ascoltatori mensili su Spotify, alla partecipazione all’edizione online del festival South by Southwest nel 2021 e, in tempi più recenti, all’articolo interamente dedicato a loro pubblicato su Bandcamp Daily, reperibile anche in traduzione italiana sul numero del 6 ottobre dell’Internazionale.
Traguardi di tutto rispetto per il gruppo indonesiano che, pur non riscrivendo la storia del power pop, riesce a stupire con soluzioni sempre fresche e originali senza mai allontanarsi troppo dai più nobili modelli degli anni ’90. Nelle tracce di “Spunky!”, tutte cantate in inglese dalla vulcanica Angeeta Sentana, scorrono un’energia e una vivacità alla quale è assai difficile resistere. Melodie scoppiettanti e chitarre ultra-distorte, sempre e costantemente sul filo del feedback, rappresentano i perni attorno ai quali ruotano canzoni estremamente orecchiabili e di grandissimo impatto.
I Grrrl Gang plasmano a loro immagine e somiglianza un pop punk dal gusto tradizionale ma moderno, incisivo ed estremamente espressivo, in costante bilico tra spensieratezza e malinconia. Si sprecano gli hook e i ritornelli a presa rapida impreziositi da suggestive armonie vocali e, talvolta, da accordi di organo dal sapore rétro.
Tra le innumerevoli influenze riconosciute dal trio e dalla critica troviamo The Vaselines, Breeders, Alvvays, Sleater-Kinney, Minor Threat, Sonic Youth e Bikini Kill. Nomi pesantissimi che però si limitano appena a “contagiare” il sound dinamico e variegato dei Grrrl Gang, già padroni del loro mestiere nonostante la scarsa esperienza.
Dietro l’apparente semplicità del power pop si celano le luci del dream pop più soffice e zuccheroso (“Rude Awakening”), l’aggressività del punk (le corrosive “Birthday Blues”, “Cool Girl” e “Better Than Life”), le timide sperimentazioni noise della strumentale “Tower Moment” e svariati sconfinamenti di genere (in primis il grunge alla Hole di “Mother’s Prayer”). L’album, tuttavia, raggiunge picchi di eccellenza solo quando i Grrrl Gang si trincerano dietro la fortezza della melodia pop nella sua forma “novantiana” più pura ed essenziale. Canzoni come “A Fight Breaks Out At A Karaoke Bar”, “Blue Stained Lips” e “The Star” sono vere e proprie delizie per le orecchie.