A esattamente quattro dall’uscita di “Lahs“, gli Allah-Las sono ritornati con questo loro quinto LP, pubblicato per la loro label Calico Discos insieme a Innovative Leisure: prodotto dalla stessa band californiana insieme a Jeremy Harris (White Fence, Devendra Banhart), il disco è stato poi mixato da Jarvis Taveniere dei Woods.
Sin dall’inizio della sua carriera il gruppo di Los Angeles era abituato a una continua schedule di album-tour e, quando la pandemia li ha costretti a fermarsi, ognuno dei quattro componenti ha potuto concentrarsi sulla propria vita e sui propri interessi, oltre che a cercare nuove visioni per il loro processo creativo.
Quando sono entrati allla Panoramic House di Stinson Beach, California per registrare questo disco, le canzoni non erano ancora pronte, ma c’erano solamente schizzi, idee e riff, che si sono poi sviluppati nel corso di tre sessioni e sono diventati poi i tredici pezzi presenti su “Zuma 85″.
Non ci resta che scoprire cosa abbiano concluso gli statunitensi e subito la opening-track “The Stuff” ci mostra una parte di queste loro nuove visioni: il sapore rock nostalgico della traccia profuma di Velvet Underground e le chitarre sono piene di energia.
Subito dopo “Jelly” ci trasporta di nuovo indietro nel tempo su territori dolci-amari poppy, melodici e catchy, che ci piacciono tanto e ci regalano una bellissima sensazione di relax: nessuna fretta, nessuna voglia di correre, ma solo quella di godere dei caldi raggi di sole che provengono dal loro stato.
E’ molto interessante poi ascoltare “Hadal Zone”, una delle due tracce strumentali del disco (l’altra è la title-track): toni ambient dai colori sinistri e cupi, ma anche un drone e le chitarre per costruire suoni comunque eleganti e assolutamente inaspettati, sempre dai ritmi molto bassi.
Se “Pattern” non nasconde elementi country e rock (pur con dei vocals che ci portano alla mente Damon Albarn), “La Rue” ci conquista con quel suo tono descritto da piano e percussioni, sebbene immerso nelle nostalgia e in calde melodie.
Poi impossibile non segnalare anche “Dust” che, con i suoi toni leggeri e gentili, cerca di riportarci indietro di alcuni decenni verso una psichedelia che convive con il pop e allo stesso tempo con riff rock più decisi.
Un buon lavoro per gli Allah-Las che, pescando sempre dal passato, riescono comunque a costruire un album interessante, mentre cercano di allargare i loro orizzonti sonori.