Senza voler nulla togliere alla legittima esigenza di una manifestazione della sensazione di soddisfazione che nella pagina di Bandcamp l’autore sceglie di pubblicare come corollario della fine dei lavori di “Action Adventure”, traspare invece in modo ahimè palese l’enorme distanza dall’ispirazione che ha accompagnato sempre per la verità in modo calante la carriera di DJ Shadow a partire dal capolavoro “Endtroducing…” fino a questo impalpabile nuovo album.
Virato quasi completamente sul registro strumentale, invece del declamato senso di maturazione che ha portato alla libertà nelle composizione di questi ben 14 brani dal faticoso ascolto, nell’album troviamo per lo più una piattezza imprevista, una larga presenza di un easy listening anni 80, con synthoni piuttosto marcati, pochi break beat, dall’atmosfera per niente intrigante e misteriosa; dove una volta il nostro amato DJ riusciva a sorprendere per la cura del dettaglio e la profondità della costruzione da remoto dei brani, che sembravano usciti miracolosamente da chissà quale genio della lampada, per poi continuare con un’onesta produzione per lo più di hip hop ibrido e dotata comunque di una discreta energia, ora siamo di fronte ad un desiderio di ritorno a casa dove il massimo che viene evocato è il ricordo dei Pet Shop Boys (“You played me”) e di quel genere di elettronica minimale quasi da sottofondo.
Più lo si ascolta questo “Action Adventure” più ci si accorge della totale inerzia verso una certa semplicità dello schema adottato e un certo autocompiacimento che potrebbe andare bene per un autore alle prime armi, perchè in effetti ogni tanto qui qualcosa di buono c’è (“She’s Evolving”, “Reflecting Pool” col suo incedere psych trance, lunga e cinematica), ma i segnali di una distonia fra il pensare e il fare ci sono tutti, cosicchè le cose che si potrebbero salvare dell’album si perdono nella sua non necessaria mole, che priva l’interesse per successive fruizioni.