Due problemini, due.
Uno. Troppi episodi. Io francamente dal secondo al sesto episodio (di otto conplessivi), ne avrei fatti solo tre, condensando le rovine di alcuni personaggi minori in una sola puntata. Anche perchè così la struttura non sarebbe stata sempre la medesina. Oltre a essere tanti, alcuni episodi in effetti si somigliano davvero troppo.
Due. L’ambientazione ai nostri giorni è davvero troppo a-là Netflix, ossia un fritto misto di audience demand. E quindi eccoti la big-pharma demoniaca che avanza impune con la sua schiera di narcisisti disfunzionali. Magari Flanagan, dato il blasone, poteva sganciarsi un po’ dalle logiche della casa.
Anche perchè poi la qualità della firma emerge in qualsiasi altro aspetto della produzione.
L’omaggio a Poe è brillante: rivoluzionario nell’ambientare la storia ai nostri giorni e nell’intrecciare numerosi racconti dello scrittore, rispettoso nel racchiuderne la poetica e l’epica gotica.
Gli ultimi tre episodi sono una roba mozzafiato.
Il cast è stato sfruttato davvero coi controcazzi.
Sia quello dei personaggi ricorrenti, i vari Greenwood, Gugino, Hamill (irriconoscibile peraltro), McDonnell, che quello dei comprimari, ciasuno premiato con un episodio incentrato in cui dare il meglio.
Il mio preferito? Ovviamente il viscidissimo Frederick di Henry Thomas.