Tornano in Italia, dopo qualche anno di assenza, i Giant Sand, band capitanata da Howie Gelb, e fiore all’occhiello per un certo tipo di folk da quasi quattro decadi, dal loro esordio, nel 1985, erano e sono ancora un punto di riferimento.
Tantissimi album in cassaforte, per non citare quelli da solista dello stesso Gelb, in una carriera che toccherà le quaranta candeline e brave, un sound inconfondibile modificato ed evoluto negli anni, personalità e scrittura di livello e carisma inattaccabile del suo leader.
All’interno della line up di questo nuovo giro di concerti, con qualche fugace apparizione on stage, c’è anche la figlia di Gelb, Talula, dotata di una voce angelica, perfetta per le atmosfere della musica del padre o per le stesse cover spesso in scaletta. Tra l’altro entrambi presenti, in quanto ospiti, del live di M.Ward, più di un anno fa, a Milano.
Psichedelia e rock desertico, fondamenta della loro personale rilettura del folk americano, Howie che rimane l’unico e sempre presente del collettivo di Tucson, a questo giro è affiancato dallo storico batterista Tom Larkins dalla primissima formazione dei Giant Sand.
Un tour italiano che ha toccato Parma (all’interno della strepitosa line up del Barezzi di questa edizione), Firenze, stasera appunto a Bergamo e domani a chiudere allo Spazio 211 a Torino.
Quindi il Druso è il club per questa prima tappa bergamasca di sempre.
Venendo al concerto in sé, che comincia esattamente per le 22,50, si ha come la sensazione di assistere ad uno show assolutamente non preparato, lasciando ad una sorta di approccio da jam session lo scorrere delle 15 canzoni buttate sul piatto.
Diciamo un modo di fare scanzonato e rilassato tramutato in un’ora e dieci di live, rigorosamente senza bis.
Non sono fan di questo tipo di visione, preferisco gli spettacoli ragionati e studiati ad hoc, ma rimane una mia sensazione personale.
Poi il rovescio della medaglia dice, invece, che è stato un bel concerto, perché, alla fine, nelle cavalcate elettriche, con dei suoni belli decisi e coesi, il riuscito combo naturale delle due voci tra padre e figlia, perfette insieme, ha dato ottime vibrazioni, la stessa Talula entra in gioco all’incirca a metà del set ed è una presenza importante, con una voce, come detto sopra, bellissima e non così comune da trovare.
Richiamati ed aspettati oltre i dieci minuti, non c’è stato, come detto sopra, il ritorno sul palco, anzi è salito il solo Gelb, per mimare, ironicamente, che il microfono fosse spento e per un ultimo cenno di saluto.