“Io non adoro quello che voi adorate, né voi adorate quello che io adoro“, poche parole che echeggiano tra le sale austere dei Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, assumendo la consistenza di una blasfemia, in un’epoca, come quella attuale, nella quale tutto è conforme, tutto è concorde, tutto è confacente ad idee, schemi, modelli che debbono risultare in perfetta e prona sintonia con gli organismi di potere economico che sfruttano i nuovi ed i vecchi media per diffondere quella che, alla fine del millennio, si è palesata come la religione più potente e penetrante, ovvero quella del denaro. E se, alla fine, ciò che è, davvero, importante è, semplicemente, penetrare, questa è l’unica forma di venerazione capace di tenere assieme culti e filosofie contrastanti, di fermare le guerre, di far sì che gli esseri umani riescano a sopravvivere al loro odio reciproco, al Novecento e alle macerie di un’epoca che i CCCP – Fedeli Alla Linea hanno saputo sbeffeggiare e mettere in ridicolo con quello che, fondamentalmente, era punk-rock con un ironico e schietto substrato di melodia popolare emiliana.
La DC che si incazzava e chiedeva di vietare i loro concerti, i Russi che invadevano l’Afghanistan, il Partito Comunista più forte dell’Occidente che smarriva sé stesso ed andava, sempre più, a cercare riparo e ristoro nei comodi salotti dell’imprenditoria progressista radical-chic, l’immancabile Trabant, l’alfabeto cirillico, il filo spinato, il Checkpoint Charlie che assume la consistenza infernale dell’antro della Sibilla Cumana, gli abiti di Annarella, la musica di quelle bandiere con stelle, falci e martelli, che, un tempo, fecero tremare il mondo occidentale, conducendoci sull’orlo di un ultimo, prossimo, devastante conflitto nucleare, tutto contribuì e tutto contribuisce a rendere eroico il loro cammino, a dare potenza al loro concept creativo, superando la malinconia e fornendo una lettura della Storia del secolo scorso molto più veritiera, sincera e onesta di quella che, ancora oggi, troviamo nei libri di storia.
La mostra, intanto, è un viaggio nelle loro canzoni, nel punk e nella new wave italiana ed europea, nei rigurgiti di follia del nostro recente passato, che, purtroppo, ritroviamo, anche adesso, nel nostro belligerante, bombarolo, sanguinario e tecnologico presente, mentre il filo della propaganda unisce il socialismo reale, l’uso e l’abuso indiscriminato di psico-farmaci, gli ospedali psichiatrici, piazza Tienanmen, l’irrilevante peso della politica italiana, la dissoluzione di regimi e di primavere, la centralità del dollaro, l’estremizzazione punkeggiante dell’Islam, trasportando ogni cosa in una dimensione oscura ed ossessionante nella quale non esistono più direzioni, giuste o sbagliate che fossero, non esistono più ideologie politiche, non esistono più dottrine filosofiche, non esistono più culti religiosi, non esiste più, persino, la fedeltà alla lira, ma solamente immagini e voci caotiche che scorrono sugli schermi luminosi di dispositivi, il cui unico obiettivo è tenerci divisi, narcotizzarci, obbligarci, riempirci di stupidità, di rabbia, di odio e di menzogne. Anche dopo quarant’anni. Anzi, ancora e più di quanto potesse accadere quarant’anni fa.