Con il consueto taglio realista, tanto nella caratterizzazione dei personaggi quanto nella messinscena al solito essenziale e spoglia, Loach lancia forse l’ultimo grido di una carriera passata dalla parte degli ultimi e, va da sè, lottando.
L’Old Oak è un vecchio pub di una cittadina del nord inglese dove un tempo, durante gli scioperi dei minatori, le famiglie di queste si univano sotto il segno della solidarietà e mangiavano insieme nei giorni in cui la lotta col governo si faceva piú aspra. “If we eat together, we stick together”, come recitano le effigi della sala.
Incoraggiato da un’amica attivista e da una giovane immigrata siriana appassionata di fotografia, TJ Ballantyne (un lacerato e lacerante Dave Turner) deciderà di riaprire la sala solidale del suo pub per dare conforto tanto ai rifugiati siriani arrivati in città quanto alle famiglie locali dimenticate dal fallace welfare inglese. Di nuovo: “If we eat together, we stick together“.
TJ e i suoi amici dovranno fare però i conti con il razzismo serpeggiante spruzzato sulla comunità, inclusi amici, vicini di casa e vecchi compagni di scuola, dal populismo dei partiti far right che condurrà ovviamente al disastro.
Raggiunti ormai gli 87 anni, il vecchio Ken se ne sbatte di orpelli, fotografia artistica e ogni sorta di virtuosismo, tanto che alcune scene di questo “The Old Oak” avrebbe potuto davvero metterle a fuoco la giovane Yara. Si concentra invece interamente su una storia semplice quanto potente, che in un pugno di sequenze che metteranno alla prova il cuore e gli occhi di molto ritrae con lo stesso fulgore il dolore e la speranza.
“Strenght, Solidarity, Resistance“.
Lunga vita a Ken.