È un dream-pop fatto come Dio comanda quello dei Pure Bathing Culture. Anche questa volta, infatti, Sarah Versprille e Daniel Hindman hanno centrato il bersaglio. “Chalice”, quinto album del duo dell’Oregon, racchiude tutti quegli elementi che li hanno posti tra i nomi più interessanti dell’ultimo decennio. Sia chiaro, nulla di nuovo sorge all’orizzonte. Influenze e sonorità sono quelle di sempre. Ma le dieci tracce da cui è composto il disco, sono state realizzate con estremo gusto e con una cura certosina per i dettagli.
“The Memento”, uno dei primissimi assaggi di questo “Chalice”, ha avuto fin da subito le stimmate del “pezzone”. Non foss’altro che per lo splendido intro di batteria. Oltre che per gli ipnotici riff di chitarra che circondano il brano come gabbiani intorno ad un lago. “The New World”, invece, è puro (art)pop Anni Ottanta. Si tratta, infatti, di una canzone che si affaccia dalle parti della Kate Bush di “The Dreaming”, ma con un piglio decisamente più immediato e radiofonico.
C’è qualcosa di profondamente cinematografico nei dieci titoli da cui è formata la tracklist di “Chalice”. Da “The River” a “The Houseboat”, in ogni pezzo c’è una storia da raccontare. L’incedere epico di “The Sun”, per esempio, non guasterebbe in un movie di Joe Dante. E’ una giostra che gira tra le fascinose vette dell’ispirazione, quella dei Pure Bathing Culture. E dove non arriva la magia del suono, ci pensa la voce magnetica di Sarah Versprille.
Come nel caso della ballad philcollinsiana, “The Lovers”. Un brano, quest’ultimo, in cui le elegantissime linee di basso si fondono in maniera pressoché perfetta con lo splendido refrain del ritornello. Mentre nell’atmosfera onirica della già citata “The Houseboat”, i nostri si riaffacciano nuovamente in “zona” Bush. Questa volta, però, prendendo spunto dal mood più popettaro di quella pietra miliare che risponde al nome di “Hound Of Love”. Semplicità al potere. È questa la ricetta vincente di un album che evidenzia nettamente la verve ritrovata dai due musicisti di Portland.
“Chalice” segna il (bel) ritorno dei Pure Bathing Culture a quel sound dal retrogusto nostalgico che tanto aveva entusiasmato pubblico e critica qualche anno fa. Ci appare piuttosto chiaro, naturalmente, che non si tratta del disco del decennio. Né di un’opera per la quale si può gridare al miracolo musicale. Tuttavia, Sarah Versprille e Daniel Hindman, possono ritenersi più che soddisfatti di un album che si lascia ascoltare con estrema gradevolezza e che, almeno in parte, riscatta l’opacità di alcuni lavori precedenti. In definitiva, “Chalice” si candida a diventare l’ideale colonna sonora di questo autunno.