Nel marzo dello scorso anno, via Paper Bag Records, The Rural Alberta Advantage erano tornati a farsi sentire con un EP, “The Rise”, che arrivava dopo quasi quattro anni e mezzo dall’uscita del loro quarto album, “The Wild“: nel frattempo, come ci racconteranno anche stasera durante il loro live nella capitale francese, avevano iniziato a lavorare su nuova musica durante la pandemia, scambiandosi file via mail e cercando appunto di costruire qualcosa. Solo all’inizio di ottobre è arrivato un nuovo full-length, “The Rise & The Fall”, che recupera tutte le sei canzoni presenti sul lavoro del 2022, aggiungendone altre sette.
Finalmente, dopo più di cinque anni, la band di Toronto torna anche in Europa per una manciata di date per presentare il suo nuovo lavoro e oggi, approfittando del giorno di vacanza, arriviamo a Parigi per vedere il loro concerto al Le Hasard Ludique, deliziosa venue non lontana dalla sempre splendida Place de Clichy: la sala della venue francese è piuttosto piena e, anche se non raggiunge le trecento unità della sua capienza, il pubblico è visibilmente affezionato al gruppo canadese, come potremo vedere durante i novanta intensissimi minuti del loro live-show.
Alle nove e trenta precise il concerto inizia in una maniera per noi piuttosto sorprendente: la porta principale della sala si apre ed è fantastico vedere Nils, Amy e Paul entrare proprio da lì e iniziare a suonare in mezzo al pubblico, partendo con l’acustica “FSHG”, solo chitarra e tamburello, prima di trasferirsi sul palco.
E’ poi la volta di “Candu”, un altro estratto dal loro lavoro più recente che, giustamente, si prenderà la parte più grande della pur lunga setlist: è un susseguirsi di emozioni pure che continuano a salire insieme all’intensità della strumentazione in particolare nel drumming di Paul Banwatt. La bellezza di questo pezzo ci riporta in mente i primi album dei loro connazionali Wintersleep e i nostri amatissimi e compianti Frightened Rabbit.
Subito dopo ecco “Bad Luck Again” da “The Wild”, guidata dalla chitarra acustica di Nils e dalle fitte percussioni di Paul: altrettanto piacevole e piena di sentimenti come la precedente, gode di bellissime e solari armonie che sembrano riportarci sulla West Coast e ci ricordano i californiani Local Natives.
“Don’t Haunt This Place”, preso dal loro esordio sulla lunga distanza “Hometowns” (2008), si fa notare per la sua energia e soprattutto per quel drumming che sembra più uscire da un pezzo drum n bass, mentre ci colpisce la passione delle voci di Edenloff e della Cole che si uniscono alla perfezione.
Poco più avanti ecco “Vulcan, AB”, composta solo con le tastiere: assolutamente tranquilla e romantica, gode di ottime armonie che la rendono molto preziosa e allo stesso tempo toccante.
Se “Stamp” è ricca di energia e trascina il pubblico parigino verso un nuovo handclapping, la successiva “10 ft Tall”, eseguita in solo da Nils in acustico, emette splendide sensazioni emotive che rimangono nel cuore dei presenti.
Sebbene i suoi vocals siano riflessivi, “White Lights” ha comunque una grande dose di adrenalina strumentale dai toni folk che riesce a esaltare i fan francesi, mentre “Terrified” chiude il lungo mainset con numerose scariche di energia e fantastiche armonie.
Il pubblico parigino, nonostante i canadesi abbiano già abbandonato il palco, continua a cantare la canzone e “costringe” i Rural Alberta Advantage a rientrare dopo appena un minuto e a ripartire proprio da dove avevano lasciato.
Il lungo encore prosegue ricco di emozioni già incominciando dalla recente “Conductors”, piena di adrenalina, in particolare nel drumming di Paul, e di passione che i numerosi fan transalpini non stentano a percepire.
Dopo “In The Summertime”, eseguita su specifica richiesta del pubblico, ecco “The Dethebridge In Lethbridge”, una delle prime canzoni scritte dal gruppo di Toronto: Nils e compagni decidono di trasferirsi in mezzo alla folla per portare l’energia positiva della loro musica a stretto contatto con i loro fan e il risultato è ovviamente irresistibile e trascina verso un notevole handclapping.
La serata si chiude, sempre tra il pubblico, con l’appropriata “Good Night”, eseguita ovviamente in acustico tra malinconia, le ottime armonie di Amy e la promessa di ritornare presto a suonare in Francia.
Usciamo in questa pur non freddissima notte parigina di inizio dicembre consapevoli di aver assistito a un ottimo concerto in cui la band canadese ha saputo regalare emozioni, qualità ed energia, nella speranza di poterli rivedere anche sui palchi italiani.