Sono molto contento di aver potuto incontrare Chiara Effe, cantautrice che – se avete buone orecchie e ottimo fiuto – dovreste già conoscere: un po’ perché Chiara ha già percorso svariate volte la Penisola su e giù, di casa in casa e di porta in porta, di pioggia in pioggia e di dolore in dolore, armata solo di parole e chitarra; e poi, perché il suo nome non è proprio sconosciuto, dalle parti della musica che vale. Premi su premi, concerti su concerti, bellezza su bellezza: dopo “Via Aquilone”, “Via Giardini” è il disco che sposta nuovamente la geografia di Chiara ancora un po’ più a sinistra, in direzione del muscolo cardiaco.
Chiara Effe, è un piacere averti sulle nostre colonne. Il tuo non è di certo un nome sconosciuto alla scena, né agli addetti al settore: da dove partiresti, però, per raccontare a chi non ti conosce chi sei?
Mi chiamo Chiara e da sempre ho una chitarra in mano, tifo il Cagliari, sono sarda e legata a terra e famiglia visceralmente. Penso si possa partire da qui.
Un album d’esordio nel 2014, poi un silenzio durato fino ad oggi. I “tempi lunghi” non sembrano più essere una prerogativa degli artisti contemporanei: la tua è una “direzione ostinata e contraria” volta a trovare la giusta ispirazione oppure una necessità dovuta alla difficoltà di produrre musica al giorno d’oggi?
Una serie di sfortunati incontri e sfortunati periodi storici mi hanno frenato per almeno 4 di questi anni. Infatti all’interno di questo disco sentirete canzoni che appartengono a periodi diversi, perché tanto è stato il tempo che mi ci è voluto per riuscire a pubblicare questo lavoro.
“Via Aquilone” e “Via Giardini” hanno in comune il fatto di assomigliare a dei veri e propri luoghi, a degli spazi da abitare. Come mai hai scelto questi titoli? Sono due “strade” vicine, oppure trovi che siano completamente diversi i linguaggi e le emozioni suscitate dai tuoi primi due lavori?
Si tratta di due strade a Cagliari che realmente esistono, anche se i loro nomi fanno pensare a luoghi magici e fantastici.
In via Aquilone vivevo quando scrissi il primo album. Via Giardini è la via in cui sono cresciuta, dove vivono i miei genitori e dove torno sempre tra un viaggio e l’altro, pur vivendo a Torino da qualche anno.
Parliamo di “Via Giardini”: dodici tracce, tra le quali spiccano due collaborazioni davvero emozionanti con Bondì e Sirianni. Come nasce il vostro incontro? Da cosa è stata determinata la scelta dei brani da cantare con l’uno e con l’altro?
Io e Alessio ci conosciamo da più di 10 anni e siamo cresciuti insieme e su due strade parallele da sempre. Abbiamo condiviso palchi e opinioni, ci vogliamo molto bene e puntualmente ci sentiamo e vediamo appena possibile. Non aveva mai cantato in italiano e questa canzone che racconta una storia di migrazione, mi sembrava quella giusta per mischiare le nostre voci e raccontare un pezzetto di quel mare che ci accomuna. Federico è un regalo del cielo di Torino. Arrivare da sola in una città in cui non conosci quasi nessuno e non sai quali possano essere i luoghi e le persone consoni a ciò che cerchi, non è una passeggiata. Specie se dal deserto sardo ti ritrovi in una grande Torino. Meno male che ho incontrato questo fratello generoso, che mi ha visto e portato con sé da allora. La canzone che gli ho proposto è un riassunto del nostro lavoro, un manifesto del cantautore che ci lega e che sempre ci legherà.
Tutto il disco è attraversato da una scelta di sonorità che richiamano il folk ammiccando a ritmi che collegano il Mediterraneo al Sudamerica: qual’è l’impronta sonora che credi di aver dato a “Via Giardini”?
Non ne ho la più pallida idea se devo essere onesta.
Credo che la bellezza del cantautorato sia quella di servirsi di volta in volta delle sonorità che servono a valorizzare il testo. Certo è vero che i miei studi e il mio bagaglio musicale passa attraverso generi abbastanza specifici quali la MPB brasiliana, la musica italiana e il jazz. Però questa canzoni, che come dicevo appartengono a periodi diversi, in comune hanno il suono del legno, la volontà di essere acustiche, gentili, intime e delicate.
Il rapporto con la Sardegna (ma anche con Torino, città che oggi ti appartiene e alla quale appartieni) emerge in diversi brani del disco, che dà una certa centralità al mare. Che cosa rappresenta per te l’isola dalla quale provieni, e pensi che esista un collegamento forte fra i due luoghi della tua vita?
Con il passare del tempo, già dal disco precedente, mi sono resa conto che la Sardegna torna in ogni brano, si mostra esplicitamente o implicitamente. Non è una scelta a priori, diciamo che ho sotto la pelle la mia provenienza, e quando scrivo scivola sulla penna il mio essere radicata.
Io e Torino ci stiamo innamorando, non escludo che questo amore sfoci in una qualche dedica musicale. Chissà…
A proposito di Sardegna: “Undici”, l’undicesima canzone del disco, racconta Gigi Riva da una prospettiva diversa, ancora più umana. Come nasce l’idea di una canzone sul grande eroe calcistico del Cagliari ?
Gigi Riva è parte della mia città, sono cresciuta con un nonno che andava a vedere tutte le partite e mi spiegava l’importanza di quella squadra capitanata da un personaggio che stava scrivendo la storia non solo del calcio ma di un popolo. Io amo Gigi Riva. E lo ringrazio.
Rispetto a ciò che ha costruito con il suo essere così elegantemente legato alla mia terra, una canzone era il minimo che potessi fare.
Abbiamo notato che a curare le edizioni di “Via Giardini” spicca un nome importante, quello di Roy Paci. Come vi siete conosciuti, e come è nata questa collaborazione?
Ci siamo trovati una volta a Cinisi. Facevamo entrambi la marcia contro la mafia in memoria di Peppino Impastato, il 9 maggio di molti anni fa. Non è stato difficile diventare amici e trovarci subito in sintonia. E’ una persona buona, con una grande intelligenza musicale e una umiltà che gli permette di curiosare e imparare da tutto ciò che tocca. Il mio disco sarebbe dovuto uscire a maggio, senza editore.Lo volle ascoltare per poi dirmi fermi tutti! Aspettiamo l’estate e facciamolo uscire insieme, così che sia anche un inizio musicale, finalmente, tra me e te. Come dirgli di no?
Chiara, sei avvezza ai palchi e di certo non fermerai la tua attività live proprio ora: è previsto un tour, per promuovere “Via Giardini”?
Chiedo a Roy … e stiamo a vedere!