Finalmente torna Umberto Maria Giardini con un nuovo album, artista unico nel panorama italiano capace di mantenere, dopo una lunga carriera, una costante qualità che si esprime sempre in lavori coinvolgenti e lo posiziona come un cantautore atipico, diverso da tutti gli altri con uno stile personale immediatamente riconoscibile ma sempre originale.
“Mondo e Antimondo” non solo conferma UMG ad alti livelli, ma rappresenta uno dei suoi lavori migliori. Ascoltando un artista per così tanti anni si rischia di una certa assuefazione che potrebbe stancare l’ascoltatore, invece il cantautore di origini marchigiane rappresenta uno dei pochi autori che non delude mai, anche a chi conosce bene il suo mondo musicale e riconosce il suo stile immediatamente lui riesce a consegnare brani intensi, melodicamente e liricamente irresistibili.
Il nuovo album mette in mostra il migliore Umberto ma anche il miglior Moltheni, intriso di una certa malinconia ci regala un autore più rock e psichedelico nei primi brani, per poi stupirci ancora con pezzi costruiti con arrangiamenti che amplificano abilmente la loro intensità lirica.
Si apre con “Re”, brano scelto come singolo, che come in una specie di mantra ripete «… Corri forte vanga Taglia la legna Scendi a valle prega nel pavimento freddo..» in una visione mistica che sottolinea il passare della vita fatta di lavoro, passioni più o meno negate, pulsioni religiose che più o meno accompagnano chiunque (e magari ritornano o si accentuano quando all’orizzonte si comincia a intravedere il tramonto), perché tutto inevitabilmente finisce anche un impero o una civiltà che per i contemporanei sembra intramontabile.
Se tutti in fondo tutti siamo dei re, ognuno della propria vita, arriva comunque il momento nel quale si vedono i barbari all’orizzonte, scendere a valle per pregare su un pavimento freddo può rivelarsi solo un illusione per quanto confortante, «.. Produci consuma crepa » cantavano tanti anni fa i CCCP, ecco magari aggiungiamoci prega.
“Miracoli ad alta quota” riflette sui percorsi dell’amore e sulle inquietudini o insicurezze che possono accompagnare il suo muoversi e trasformarsi nel tempo accompagnato da una musica in cui ritroviamo le interessanti costruzioni che ben conosciamo, il seguente “Andromeda”, scritto con Marco Marzo, apre con una chitarra rock ma è un pezzo con diverse letture, anche con momenti musicali diversi.
“La Notte” è un pezzo bellissimo, malinconico con un inizio al pianoforte prende poi vigore mantenendo un filo di tristezza in fondo illuminata e riscattata dalla presenza di una figura alla quale aggrapparsi, con la quale fuggire oppure rifugiarsi, nella quale riconoscersi e trovare sempre il conforto, bello e commovente è un momento importante dell’album.
Cristiano Godano canta e partecipa come autore per “Le Tue Mani”, una marcetta che ha come tema il ricordo e alla quale la voce di Cristiano da un colore particolare, ma è “Versus Minorenne” che cattura maggiormente l’attenzione, un brano esplosivo con agganci melodici irresistibili che entra con prepotenza tra i migliori pezzi scritti dal nostro buon Umberto.
Non dovrei proseguire traccia dopo traccia ma considerato il fatto che la qualità dell’album non si abbassa ma riserva ancora episodi notevoli devo proprio continuare con “Nei Giardini Tuoi”, una ballata dolcissima ma allo stesso tempo amara che un po’ ci ricorda i tempi così vicini ma lontani di Moltheni, “Muro contro Muro” scritto con il pianista Floriano Bocchino (con lui già nel progetto Pineda) con il pianoforte in primo piano in una storia d’amore forse finita, forse nascosta ma sicuramente sofferta.
“Figlia Del Corteo” è un altro grande brano, dolce e melodicamente perfetto così come la splendida chiusura con la title track “Mondo e Antimondo” (scritto insieme a Michele Zanni che figura anche come produttore) che sembra riassumere una visione del mondo, delle sue ormai incomprensibili linee oblique, che non si può far altro che ignorare e che ti spingono verso il disinteresse, consapevole che in fondo ti rimane solo quello che sei e che hai accanto.
Umberto Maria Giardini ci regala un nuovo grande album che lo presenta ancora ispiratissimo, liricamente complesso come al suo solito ma che riesce ad agganciare l’ascoltatore con giochi melodici riuscitissimi e arrangiamenti perfetti, uno dei migliori album dell’anno irrinunciabile e imperdibile.