“Further In Evil” è l’album di debutto di Marthe, un progetto tutto italiano che si regge sulle spalle di Marzia Silvani. La cantante e polistrumentista fa base a Bologna ma sembra stia riscontrando non poche attenzioni all’estero, forte della scelta di interpretare i suoi pezzi in lingua inglese e di un contratto discografico che la lega alla prestigiosa label statunitense Southern Lord.
Il disco è pregno dell’amore di Silvani per le sonorità classiche del doom, del black e del gothic metal. In queste sei tracce lunghe e articolate troviamo un condensato di tutte le caratteristiche tipiche dei generi resi celebri in passato da band del calibro di Bathory, Venom e Darkthrone: sound oscuro e un filo deprimente; riff demoniaci e pestilenziali; parti vocali in screaming; ritmi lenti e ossessivi, con frequenti accelerate; chitarra e basso cattivissimi, rocciosi e con accordature ribassate.
“Further In Evil” è un lavoro orgogliosamente fuori moda. Una raccolta di tracce senza tempo, genuine e appassionate, contraddistinte da quel riconoscibilissimo sound essenziale ma vivo che era alla base di tutti i migliori album del metal più di nicchia del periodo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
Il progetto Marthe sembra ancora troppo legato ai suoi modelli di riferimento (in primis i Bathory) ma non mancano ampi margini di miglioramento. Anche perché l’antifascista e femminista Marzia Silvani non solo conta sulla forza delle sue idee e della sua visione di metal introspettivo e “impegnato”, ma anche su uno smisurato talento che le permette di operare in autonomia.
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