E’ passato ormai parecchio tempo (oltre quattro anni e mezzo) dall’uscita di “Gallipoli“, ma a novembre i Beirut sono finalmente tornati con questo loro sesto LP, uscito per la Pompeii Records, l’etichetta di proprietà del frontman Zach Condon.

Credit: Lina Gaißer

Dopo la fine del tour a supporto del disco precedente lo statunitense ha avuto problemi alla gola che lo hanno costretto a rinviare le sessioni per il nuovo lavoro: questo nuovo album prende il nome da una piccola isola nel nord della Norvegia, dove Condon ha abitato per un periodo.

Proprio lì, a contatto diretto con la natura e con poche ore al giorno di sole a sua disposizione, Zach ha iniziato a lavorare su “Hadsel”, utilizzando, tra l’altro, un organo del 1800 che si trova in una locale chiesa.

Il disco si apre con le angeliche armonie della title-track “Hadsel”: ma non sono solo quelle che rendono il brano speciale, perché la sua spiritualità, il suono dell’organo e dei fiati, la sua incredibile atmosfera creano qualcosa di assolutamente magico, ricco e confortante.

Non bisogna fare molti passi avanti prima di trovare un’altra perla preziosa come “Baion”, disegnata con percussioni dal sapore jazzy, piano, ukulelele e le immancabili armonie: Condon sembra volerci rassicurare con il calore di questa canzone dal freddo inverno del nord Europa, in cui viveva quando ha iniziato a lavorare su questo lavoro.

La successiva “So Many Plans” è incredibilmente emotiva con il suo ukulele e poi ancora fiati e percussioni e belle melodie, ma la sua caratteristica principale è il conforto che sa dare attraverso quel tocco di intimità che la rende così speciale.

“Island Life” parla ovviamente della vita sull’isola norvegese e, grazie allo splendido lavoro delle percussioni e alle sue ottime armonie, ci regala un altro momento indimenticabile di questo disco.

“Süddeutsches Ton-Bild-Studio”, invece, gode inizialmente di una certa semplicità strumentale, mentre nella sua seconda parte prova a sperimentare con un interessante lavoro dei synth che la rende senza dubbio imprevedibile.

Davvero un ottimo lavoro per Zach e i suoi Beirut che, attraverso la loro musica, ci regalano quasi cinquanta minuti di spiritualità, armonie e calore, trasportandoci in qualche modo dentro a quel magico mondo naturale del nord Europa.